“Benvenuti nella sede espositiva della Collezione Wolfson; le opere che vedrete e che conoscerete sono la testimonianza di uno dei periodi più densi di cambiamento della nostra storia recente. Uscirete dal museo e dalla navigazione di questo sito con delle domande e delle curiosità. E’ l’obiettivo del mio collezionare: “fare pensare le persone”.…ma non sono interessato a cosa penserete: sarò solo contento di aver stimolato in voi la nascita di un’idea, di un ricordo, di un sogno“. Così scrive Mitchell Wolfson Jr. nella pagina di benvenuto del sito della Wolfsoniana, una sorprendente sede espositiva che ho scoperto in occasione di un recente soggiorno a Genova e che ospita la sua magnifica collezione di oggetti e opere d’arte, arredi completi, dipinti, sculture, suppellettili di vario genere ma anche progetti di architettura grafica, manifesti e materiali per la pubblicità, bozzetti e disegni, libri e periodici. Corrispettivo italiano della Wolfsonian-FIU di Miami Beach (istituzione museale con sede nell’Art Déco District), il Museo è inserito nel “Polo dei Musei e dei Parchi di Nervi” ed è ospitato in un ex istituto scolastico. Tra le opere che mi hanno colpito: l’Autarca, un tavolo rotondo dalle forme geometriche, progettato dal notaio genovese Angelo Fasce (Genova 1878 – Ovada, Alessandria, 1943) che ne ottenne il brevetto nel 1936 con la definizione “Tavolo contenente tutto il necessario per il servizio dei pasti”. La caratteristica più singolare dell’opera è che, grazie a un meccanismo di pesi e contrappesi, dalla sua parte centrale possono alzarsi, girando una manovella, vari piani contenenti tutto quanto è necessario per un pranzo completo. In questo modo i commensali potevano consumare il pranzo senza doversi alzare e senza l’ausilio di personale di servizio. Il tavolo è presentato con il suo “corredo” originario: i piatti in terraglia rossa della Richard-Ginori, le tazzine da caffè in bachelite, i bicchieri in vetro di Murano, le tovagliette di lino ricamato, i menu originali, oltre ad alcune fotografie d’epoca che consentono di capirne il funzionamento; i pannelli in legno inciso e/o scolpito di Tranquillo Marangoni, eclettico xilografo, per la decorazione di ambienti di motonavi passeggeri (“Homeric”, “Guglielmo Marconi”, “Giulio Cesare”, “Augustus”, “Angelina Lauro”, “Eugenio Costa”, “Carla Costa” e altre); le illustrazioni di Antonio Rubino, collaboratore del “Corriere dei Piccoli” fin dalla sua fondazione nel 1909; gli argenti di Arrigo Finzi; i lavori di Duilio Cambellotti usciti dalla Scuola comunale di ceramica di Roma marcati dall’acronimo “R.I.N.I.P.” (Regio Istituto Nazionale d’Istruzione Professionale) e gli arredi per il Palazzo dell’Acquedotto Pugliese di Bari (dove si trova il Museo dedicato a Cambellotti); i manifesti pubblicitari di Filippo Romoli. Un luogo, se possibile, da vedere assolutamente!