Ingegnere laureato in chimica industriale al Politecnico di Torino, Adriano Olivetti, amante delle arti e della cultura, dette vita a una molteplicità di iniziative che coinvolsero intellettuali, scrittori, poeti, uomini di cultura, giornalisti, personaggi del cinema e del teatro.
Molti di loro assunsero ruoli di responsabilità all’interno dell’azienda come Franco Fortini, assunto nel 1947 all’Ufficio Pubblicità così come il poeta Giovanni Giudici (che si occupava già della Biblioteca aziendale, del settimanale Comunità di fabbrica e del giornale La via del Piemonte), l’economista Franco Momigliano, responsabile delle relazioni sindacali prima e della Direzione studi economici e programmazione poi, Carlo Doglio, sociologo e urbanista, assunto per dirigere il Giornale di Fabbrica contribuì al movimento di Comunità e alle pubblicazioni della casa editrice e della rivista omonima e partecipò al piano regolatore di Ivrea e al piano territoriale del Canavese, lo scrittore e designer Giorgio Soavi (che realizza, con la collaborazione di Jean Michel Folon, agende da tavolo, libri strenna, manifesti delle campagne pubblicitarie) e il grafico Leo Lionni, che lavorarono all’ufficio Pubblicità e Stampa diretto da Renzo Zorzi (a cui Olivetti affidò anche la Biblioteca aziendale e la direzione della rivista Comunità e delle Edizioni di Comunità), il critico Geno Pampaloni, direttore della biblioteca, responsabile dei servizi culturali e segretario generale del Movimento Comunità, il sociologo Franco Ferrarotti, deputato per il Movimento Comunità, Leonardo Sinisgalli, art director dell’Ufficio Tecnico di Pubblicità di Milano, lo scrittore e poeta Libero Bigiaretti che assunse la carica di direttore dell’Ufficio Stampa e di coordinatore del reparto fotografia e dell’ufficio cinematografico, Ottiero Ottieri, entrato nel 1955 in Olivetti come addetto alla selezione del personale (la sua esperienza di selezione degli operai per la nuova fabbrica di Pozzuoli a Napoli ispira il suo romanzo più famoso, “Donnarumma all’assalto”), Paolo Volponi chiamato da Adriano Olivetti a Ivrea per dirigere i Servizi Sociali aziendali e divenuto poi capo del Personale e tanti altri.
Altri parteciparono ai tanti eventi (mostre, presentazioni di libri, conferenze) organizzati a partire principalmente dal Centro culturale Olivetti, che affiancava la Biblioteca aziendale. Tra questi Bobbio, Valiani, Migliorini, Dorfles, Mila, Jemolo, Zavattini, Montale, Calamandrei, Insolera, Palma Bucarelli, Carlo Bo, Luciano Codignola, Bernari, Bacchelli, Diego Valeri, Vito Laterza, Caproni, Giovanni Testori, Paolo Grassi, Gaetano Baldacci, Filippo Sacchi.
Altri ancora si occuparono dell’esperienza che maturò intorno alla fabbrica e che condizionò la realtà che in quegli anni si era venuta a creare a Ivrea e nel Canavese, come Guido Piovene che nel 1955 realizza il servizio per RAI UNO “Viaggio in Italia: Ivrea e Biella”.
Adriano Olivetti venne in contatto anche con Annamaria Ortese che, raccomandata da Luigi Enaudi, il quale aiutò la scrittrice in difficoltà economiche, venne ospitata a Ivrea dove concluse Il mare non bagna Napoli (Bernard Daniela “Letteratura e politica a Napoli nella modernità: Matilde Serao e Annamaria Ortese”).
Sono molti gli scrittori e i giornalisti che hanno trovato nelle macchine per scrivere Olivetti le compagne ideali per il proprio lavoro. Usarono la Lettera 22, la celebre macchina per scrivere meccanica portatile realizzata negli anni cinquanta, Cesare Marchi, Enzo Biagi, Indro Montanelli (che non se ne separò mai), Annamaria Ortese, autrice de Il Porto di Toledo, Il cardillo addolorato, Il mare Non bagna Napoli. Progettata dall’architetto e designer Marcello Nizzoli, collaboratore dell’azienda di Ivrea dal 1938, in collaborazione con l’ingegnere Giuseppe Beccio, la Lettera 22 sostituì il modello Olivetti MP1, uscito nel 1932 e progettato da Riccardo Levi, con design di Aldo Magnelli. La linea ideata da Nizzoli traeva spunto dal lavoro di ricerca a cui questi partecipò per la realizzazione della Lexikon 80. Veniva prodotta nello stabilimento Olivetti di Agliè (Torino) e lanciata con lo slogan “La vostra portatile viene da Agliè”. Alla morte dello scrittore, avvenuta il 16 gennaio 2012, esce la notizia della vendita all’asta dei mobili di Carlo Fruttero, tra i quali la consolle su cui sistemava l’immancabile macchina per scrivere Valentine rossa.