Bologna novembre 2016
Un pò di tempo ritagliato dalla frequentazione del Master universitario Pio La Torre sulla “Gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscati alle mafie” mi ha consentito di conoscere il luogo dove è custodita la memoria di quanto avvenne il 27 giugno 1980 quando il DC9 dell’Itavia, partito dall’aeroporto “Guglielmo Marconi” con destinazione Palermo, esplose e cadde al largo di Ustica. In un capannone in via Saliceto, ai margini del centro della città, negli ex magazzini ATC (l’antico deposito della Zucca che nel 1800 fu rimessa dei tram a cavallo, di quelli elettrici, dei filobus e degli autobus), ristrutturati per opera dall’architetto Gianpaolo Mazzuccato, nasce nel 2007, per la ostinata volontà dell’Associazione dei Parenti delle Vittime, il Museo per la Memoria di Ustica, allestito con l’opera permanente dell’artista francese Christian Boltanski. Al centro del grande spazio il relitto dell’areo con accanto nove scatole nere contenenti gli effetti personali delle vittime, intorno ad esso 81 specchi neri, tante quante furono le vittime e appesi al soffitto 81 lumi che si accendono e spengono lentamente, mentre gli altoparlanti diffondono frammenti di parole sussurate, a rappresentare lo spirito delle persone scomparse. Un luogo suggestivo, in cui è possibile conoscere una delle storie più controverse e drammatiche del nostro paese, mai chiarita fino in fondo, ma che ha trovato nella sentenza della Corte di Cassazione, che condanna lo Stato al risarcimento ai familiari delle vittime, il riconoscimento che la strage fu causata da un missile. L’ingresso è gratuito.
Sulla strada del ritorno verso il centro una bella palazzina del Comune in via Matteotti, dove ha sede il Teatro Testoni, un luogo dedicato alle giovani generazioni, gestito dalla compagnia teatrale “La Baracca”, specializzata nel teatro per ragazzi, che organizza spettacoli, laboratori, iniziative di formazione e di diffusione delle arti e della cultura rivolte a bambini, famiglie, insegnanti, all’insegna della creatività e dei valori di integrazione sociale, solidarietà, accettazione degli altri.
A cavallo della Stazione Centrale lo “Shoah Mermorial” inaugurato il 27 gennaio 2016 e realizzato grazie all’impegno della Comunità Ebraica, delle istituzioni e di soggetti privati. Il monumento, vista la sua particolare configurazione, è oggetto di un certo degrado.
Il Palazzo dell’Archiginnasio a piazza Galvani racconta invece la prestigiosa storia dell’Università di Bologna. Costruito allo scopo di riunire in un unico edificio tutte le scuole dei Legisti (diritto civile e canonico) e degli Artisti (filosofia, medicina, matematica, scienze fisiche e naturali) conserva il Teatro anatomico (con le famose statue degli Spellati), luogo per l’insegnamento dello studio dell’anatomia mediante la dissezione dei cadaveri, due aule magne, una per gli Artisti (oggi Sala di lettura della Biblioteca comunale) e una per i Legisti, detta anche dello Stabat Mater, in memoria della prima esecuzione dell’opera di Rossini nel 1842 e la testimonianza della storia dell’Archiginnasio data dalle decorazioni che ricoprono le pareti delle sale, i muri e le volte dei loggiati e delle scale, rappresentate dalle iscrizioni e dai monumenti commemorativi dei maestri dello Studio e dagli stemmi degli studenti che frequentarono lo Studio bolognese dal tardo secolo XVI a tutto il XVIII. Il biglietto per la visita è di soli 3 euro…!
Nel complesso di Palazzo Pepoli Vecchio è stato allestito il Museo della Storia di Bologna su progetto di Mario Bellini con Italo Lupi (2012): 38 sale disposte su tre livelli, collegati da una torre in vetro e acciao (la Torre del tempo) presentano il racconto della storia della città il cui ingresso avviene su un tratto di strada estrusca ricostruita. Un Museo ricco di testimonianze dell’importanza di Bologna in molteplici settori e discipline e di rappresentazioni delle figure che hanno reso Bologna egemone in molti campi di studio, nelle arti, nella scienza, nelle lettere, nella tecnologia, nello sport, nella musica.