L’asilo nido Olivetti nel quartiere di Canton Vesco

Quasi contemporaneamente alla costruzione del quartiere Castellamonte (già indicato dal Piano Regolatore redatto da Piccinato, Devoti e Figini nel 1938 e per il quale, nel 1940, Figini e Pollini elaborano il progetto definitivo) dove si realizza l’intervento più importante nel campo della politica abitativa sviluppata dalla Olivetti a Ivrea per operai e impiegati della fabbrica, inizia l’edificazione di un’altra area situata lungo la strada statale Torino-Ivrea. I primi interventi riguardano il quartiere di Canton Vesco dove, nel 1943, Ugo Sissa costruisce un primo fabbricato con 15 alloggi per dipendenti dell’azienda. Seguiranno altri sette fabbricati (per un totale di 86 alloggi) edificati su progetti di Sissa, Italo Lauro, Annibale Fiocchi e Nizzoli. Fiocchi e Nizzoli sono anche autori di gran parte degli edifici costruiti negli anni successivi, tra cui sette case a schiera di due piani dotate di orto e giardino per ogni alloggio (1952-54).
Canton Vesco assume la forma di un quartiere in grado di ricostruire un tessuto sociale di base, secondo modelli che si diffondono in quegli anni in Italia su esempi soprattutto britannici e scandinavi.
Ed è nel quartiere di Canton Vesco che l’architetto Mario Ridolfi nel 1964, in collaborazione con Wolfgang Frankl (Volfango Frankl) progetta e realizza lAsilo nido Olivetti in viale della Liberazione 4, oggi in disuso dal 2000 per mancanza di iscrizioni e utilizzato in parte per ospitare l’Archivio Cinema di Impresa.
Il progetto inizia sotto la guida di Adriano Olivetti, con il supporto di Luciana Nissim, medico, pediatra e psicanalista, al tempo responsabile del settore organizzazione della Direzione servizi sociali della Olivetti e dell’ingegnere Roberto Guiducci, direttore dell’Ufficio programmazione edilizia e coordinamento costruzioni (Upecc) della società. Dopo gli studi iniziali condotti nel 1955 e un lungo periodo di stasi, nel 1960, poco prima della morte di Adriano Olivetti (27 febbraio 1960) riprendono i contatti con la società che non si interromperanno più sino al completamento degli edifici (l’apertura degli asili avviene nel 1964 con opere di completamento realizzate nel 1968).
Ridolfi e Frankl progettano un sistema interamente basato sulla vita quotidiana dei suoi piccoli fruitori: la soluzione finale è formata da un edificio ad L disposto verso il margine settentrionale dell’area, quasi a cingere lo spazio centrale destinato ai giochi all’aperto, con il blocco dei servizi disposto lungo il margine stradale.
Nel quartiere vengono costruiti anche una scuola elementare (su progetto di Quaroni e De Carlo, 1955-60) mentre Nizzoli e Oliveri realizzano l’edificio di culto del quartiere, la Chiesa del Sacro Cuore (1955-63). Nizzoli, inoltre, esegue tra 1951 e 1953 numerosi studi per una zona gioco che, però, non verranno mai messi in pratica. Tra 1955 e 1958, vengono realizzati, su progetto di Luciano Giovannini, tre complessi di case a riscatto per un totale di 23 alloggi e 119 vani. Nel decennio successivo, tra 1966 e 1967, Ottavio Cascio e Emilio Tarpino realizzano infine l’ultimo intervento nelle aree ancora libere della parte centrale del quartiere: i due architetti costruiscono due edifici a torre di sette piani, l’altezza massima consentita nella zona dalla normativa edilizia.
Il materiale del progetto dell’asilo nido è custodito nel
Fondo Ridolfi-Frankl-Malagricci conservato presso l’Accademia Nazionale di San Luca a Roma: 139 elaborati grafici e schizzi (china su carta lucida e su carta, copie eliografiche); 108 fotografie e stampe a contatto (disegni, modello prima soluzione, area di progetto, cantiere, esterni), 8 lastre fotografiche in vetro (disegni), 5 negativi fotografici (area di progetto); documentazione varia (lettera d’incarico, corrispondenza, relazioni tecniche, appunti) e nell’Archivio storico Olivetti a Ivrea: 1 modello (prima soluzione, 1955), scala 1:200; fotografie, diapositive, lastre fotografiche, negativi, stampe a contatto (disegni, cantiere, interni, esterni) non classificati.