Un recente libro del Professor Francesco Ferrini, docente di arboricoltura all’Università di Firenze, “La terra salvata dagli alberi”, offre lo spunto per alcune riflessioni sugli alberi in città e per avviare un approfondimento su questa affascinante e complicata materia, al fine di promuovere una cultura del verde condivisa e attendibile anche tra coloro che non appartengono al mondo dei professionisti del settore.
Conoscere questa preziosa componente del verde urbano potrebbe infatti meglio orientare l’opinione pubblica e le azioni che molte Associazioni di cittadini intraprendono in questo campo, in collaborazione con le Istituzioni competenti.
Occorre innanzitutto ricordare che esiste una scienza, l’arboricoltura, che si occupa degli alberi e un’organizzazione internazionale, la Society of Arboricolture (ISA) che raccoglie oltre 25.000 associati tra tecnici, ricercatori e semplici appassionati, il cui motto è Trees are good, trees need care, arborist care for trees.
Gli alberi fanno parte del “capitale naturale“, il cui valore è infinito e incalcolabile, ma forniscono anche beni materiali che hanno grande rilievo nell’economia e nella società: legno, medicinali, unguenti, profumi, aromi, principi attivi per prodotti di trattamento, resine, colle, oli, vernici, gomme, fibre, alimenti per animali.
Uno studio pubblicato nel 2017, condotto da un team del Botanical gardens conservation international (Bgci) e del Global tree specialist group dell’Iucn/Ssc, rivela che sul nostro pianeta vivono oltre 60.000 specie di alberi con una estrema varietà di individui, alcuni dei quali hanno tra i 4.000 e i 5.000 anni.
Gli alberi popolano la Terra da oltre 300 milioni di anni e vengono identificati dalla denominazione scientifica della nomenclatura botanica, che utilizza termini latini ormai riconosciuti a livello universale, accanto ai quali troviamo appellativi popolari, nomignoli, nomi legati al comportamento, alle caratteristiche vegetative, all’utilizzo che se ne faceva un tempo, a località geografiche.
Da sempre ad essi sono stati attribuiti significati simbolici e di sacralità: presenti nella mitologia, nelle religioni, nelle usanze e nelle culture di popoli e civiltà, raffigurati negli stemmi nobiliari, nelle monete, nei francobolli, nelle bandiere nazionali, nell’arte figurativa (pittura, scultura, architettura) con il progredire delle conoscenze scientifiche hanno tuttavia perso l’aspetto misterioso, acquisendo via via una rilevanza più che altro dal punto di vista del loro valore economico e ecologico.
Il Professor Ferrini afferma giustamente che “la questione del verde urbano non è ancora diventata protagonista a pieno titolo del nostro ragionare comune” anche se i benefici derivati dalla presenza degli alberi e in particolare degli alberi che vivono in ambito urbano sono riconosciuti anche al di fuori dell’ambito degli esperti del settore. Si parla di benefici igienico-sanitari, legati ai positivi effetti sul clima locale (abbassamento delle temperature), sulla qualità dell’aria (riduzione livelli di inquinamento), sui livelli di rumore (capacità fonoassorbente), sulla stabilità del suolo come effetto della mitigazione dell’azione erosiva delle acque, di benefici per la conservazione della biodiversità, in quanto possono offrire habitat idonei per molte specie animali, di benefici sociali, per le possibilità di ricreazione, socializzazione e svago all’aria aperta, economici, culturali e storici, legati a determinati settori quale quello del floro-vivaismo, a questioni estetiche, paesaggistiche e di attrattività turistica e di benefici legati all’educazione ambientale, con la possibilità di sperimentare un contatto diretto con la natura, sviluppare la ricerca scientifica, contribuendo così alla formazione di una cultura di conoscenza e di rispetto del verde e della natura in generale.
Piantare alberi in città, tanti alberi, è senza dubbio un’azione da perseguire. Tuttavia non si può pensare che sia un gesto semplice, dal momento in cui deve essere preceduto da una attenta valutazione delle condizioni ambientali del contesto in cui esso avviene, per evitare successive interferenze, e deve essere attuato con precise tecniche agronomiche. E’ importante da questo punto di vista la scelta delle specie e la qualità del materiale vivaistico, una adeguata preparazione della buca, la presenza di substrato idoneo e la disponibilità di un’area di pertinenza sufficientemente ampia in relazione alle sue dimensioni finali.
Piantare alberi implica una successiva attività di cura, che inizia con gli interventi di consolidamento e ancoraggio, con l’irrigazione per garantirne l’attecchimento e che prosegue con il monitoraggio delle condizioni vegetative e di salute dell’albero, così da poter programmare interventi di difesa fitosanitaria, potatura (da eseguire a seconda degli obeittivi e in epoche idonee), miglioramento del terreno e apporto di elementi nutritivi, protezione da danni meccanici.
In pratica ciò significa poter disporre di risorse tecniche, professionali e economiche adeguate, di un quadro normativo di riferimento e di strumenti programmatici e operativi atti a garantire una ottimale gestione degli alberi e delle alberature, in assenza della quale si rischia di vanificare gli sforzi e di depauperare questo patrimonio prezioso per noi e per le generazioni future.
Comunicare gli alberi: Angela Farina, già funzionaria dirigente del Corpo Forestale dello Stato impegnata in attività di polizia finalizzate al contrasto degli illeciti e dei reati ai danni dei boschi e responsabile del coordinamento delle attività di censimento degli alberi monumentali, chiede aiuto all’arte per creare un’opportunità di divulgazione della sua profonda conoscenza del mondo degli alberi, così da sensibilizzare un pubblico vasto e sollecitarlo a “riconoscere l’identità e il valore” che esso possiede. E’ nata così una rassegna di opere d’arte figurativa dall’Ottocento ad oggi, “Alberi in posa”, composta da quadri che, al di là della fama che hanno acquisito, ci “accarezzano gli occhi” avvicinandoci alla natura, con un percorso che passa dalla rappresentazione esteriore a quella più interiore.
Gli esemplari più vecchi del mondo: Matusalemme in California sulle White Mountains, il cipresso della Abarkuh, anche chiamato Sarv zoroastriana, in Iran, un tasso nel villaggio di Llangernyw nel Galles del Nord, il “Gigante tremante” nello Utah, l’Old Tjikko in Svezia, la quercia Jurupa in California, Italus nel Parco del Pollino, il gigante Luras in Sardegna, l’ olivo della Strga in maremma, il Castagno dei cento cavalli alle falde dell’Etna.
Gli alberi monumentali: con la la legge del 14 gennaio 2013, n. 10 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, al fine di dare omogeneità alla differenziata legislazione regionale avente come obiettivo la tutela e la valorizzazione degli alberi monumentali, viene fornita una definizione giuridica univoca che deve essere recepita da ogni Regione e viene stabilita l’obbligatorietà per ogni Comune di censire i propri alberi monumentali. I risultati di tali censimenti verranno raccolti in elenchi regionali, che costantemente aggiornati, alimenteranno l’elenco degli alberi monumentali d’Italia alla cui gestione provvede il Corpo forestale dello Stato.