E’ questo il titolo di un interessante articolo pubblicato sul sito di Atlantis, di Mauro Zanichelli, una società specializzata in servizi professionali per la potatura e la manutenzione degli alberi attraverso tecniche di tree climbing, nel quale si trattano alcuni aspetti importanti che riguardano la vita degli alberi.
In particolare l’articolo cita il processo, detto di compartimentazione, individuato da un famoso studioso americano attorno agli anni ’70, Alex Shigo, scomparso nel 2006, che ha segnato una svolta fondamentale nel mondo dell’arboricoltura. Il suo nome, e le sue scoperte, dovrebbero essere note a chiunque si occupi di alberi.
La teoria legata al suo nome si chiama CODIT, acronimo che sta per Compartimentalization Of Decay In Tree e illustra come l’albero isola la carie.
Shigo, dopo aver passato la sua vita a studiare gli alberi e a osservare funghi e insetti, ha illustrato come, a fronte di una lesione dei suoi tessuti, l’albero attivi 4 tipi diversi di barriere: le prime tre sono costituite da aggregati chimici già depositati nel legno e oppongono un ostacolo meccanico alla propagazione dell’infezione rallentando l’avanzata del marciume in senso longitudinale (su e giù per il fusto), in senso radiale (verso il centro del fusto) ed in senso tangenziale (cioè lateralmente attorno al fusto). La barriera numero 4, definita come un “prodigio dell’albero”, è rappresentata da un tessuto nuovo, in grado di bloccare l’avanzata dei patogeni, che si forma sullo strato più esterno del legno vivo.
In questo modo il legno nuovo provvede a separare la lesione dal legno del fusto prodotto fino a quel momento e tutto ciò che l’albero produrrà da quel momento in poi è isolato dall’infezione ed è salvo: le generazioni di legno futuro non potranno essere aggredite dal patogeno.
Nella pratica un albero sano scatena una gara per difendersi dai suoi nemici: si assiste cioè a una progressiva crescita di legno sano verso l’esterno, che fornirà sostegno meccanico e funzionalità biologica all’albero. Al contrario un albero deperito o stressato oppone barriere deboli e si ingrossa poco. Questa condizione di debolezza si riscontra spesso negli alberi in ambiente urbano a causa dei danni che incessantemente subiscono (tra cui anche inutili o errate operazioni di potatura) e di conseguenza la loro capacità di reazione alle lesioni è fortemente rallentata.
Un altro importante e interessante aspetto che viene messo in evidenza è quello dei rami che si spezzano per fratture (legate ad esempio a eventi meteorici) o come conseguenza di errati tagli di potatura. In questi casi, se la parte di ramo superstite ha sufficienti riserve energetiche, tenterà di ripristinare il fogliame perduto e nel frattempo si attiveranno le barriere per arginare l’inevitabile penetrazione dei patogeni dalla ferita, se invece le riserve saranno insufficienti l’albero predisporrà l’abbandono del ramo: mentre il moncone muore e si secca, nel punto in cui si inserisce nel ramo, nella branca o nel fusto da cui deriva, si attiva un meccanismo che isolerà i tessuti sani dall’ambiente esterno creando il cosiddetto collare di compartimentazione, una perfetta barriera contro la penetrazione di agenti esterni, da salvaguardare in ogni caso per non esporre i tessuti sani dell’albero all’aggressione dei patogeni.
Connesso a questo argomento vi è quello che riguarda le “Problematiche strutturali e stabilità degli alberi” trattato in un documento di sintesi curato dal Corpo Forestale dello Stato e dal Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale “Bosco Fontana” – UTB di Verona per conto della SIA-Società Italiana di Arboricoltura, nel quale si parla delle cause dei cedimenti strutturali, dell’analisi strumentale per conseguire i profili di densità del fusto (dove è possibile individuare la presenza di vuoti o di cavità), dello studio delle chiome e degli apparati radicali, della valutazione della stabilità degli alberi (Visual Tree Assessment), procedura riconosciuta a livello internazione per accertare lo stato di salute degli alberi, di classi di propensione al cedimento (categorie di rischio fitostatico), in base alle quali vengono stabiliti gli interventi da effettuare (colturali e di abbattimento).