Torino, Venaria, Stupinigi e Ivrea: mostre, musei, gianduiotti e tramezzini!

TORINO
17-21 febbraio 2022
“Noi crediamo profondamente alla virtù rivoluzionaria della cultura che da all’uomo il suo vero potere e la sua vera espressione”, Adriano Olivetti
Un breve ma intenso soggiorno: attirata dalla mostra dedicata a Giovanni Fattori a Torino e dalla voglia di rivedere amici di antica data, legati da esperienze fatte ormai tanti anni fa ma mai dimenticate e che con affetto mi hanno accompagnato nella visita della città (e non solo).
Si inizia con la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, il primo museo d’Italia a promuovere al suo interno una raccolta pubblica di arte moderna e il cui nucleo risale al 1863, quando i Savoia dotarono Torino di un museo civico. All’ingresso dell’edificio, progettato da Carlo Bassi e Goffredo Boschetti e inaugurato nel 1959, la scultura, “IN LIMINE”, di Giuseppe Penone donata dalla Fondazione De Fornaris, composta di marmo di Carrara, bronzo, tiglio ed edera e inaugurata nel 2011.
La seconda tappa è la visita al Museo d’arte Orientale con sede a Palazzo Mazzonis, un edificio noto come Palazzo Solaro della Chiusa, divenuto nel 1870 di proprietà del Cav. Paolo Mazzonis di Pralafera, industriale tessile, che lo adibì in parte a sede della Manifattura Mazzonis S.n.c., che qui rimase per quasi cent’anni. A seguito della sfavorevole congiuntura economica, l’attività cessò nel 1968 e, dopo lunghi anni di degrado, nel 1980 l’edificio fu ceduto al Comune di Torino che lo destinò ad ospitare parte degli uffici giudiziari. Nel 2001, dopo il trasferimento di questi ultimi presso il nuovo Palazzo di Giustizia, l’edificio fu completamente restaurato e, dal 2008, è sede del MAO.
Il Museo possiede una magnifica collezione permanente e con la affascinante mostra Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese”, la prima in Italia focalizzata su questa forma d’arte, presenta 125 kakemono (dipinti su seta, cotone o carta, organizzati a guisa di rotolo e destinati a essere appesi) oltre a ventagli dipinti e lacche decorate, appartenenti al collezionista piemontese Claudio Perino.

Ai Musei Reali le fotografie di Vivian Maier, oltre 250 scatti della fotografa statunitense, il cui lavoro era quello della bambinaia, divenuta famosa pochi anni prima della sua morte grazie alla fortuita scoperta in un magazzino di 200 casse di cartone contenenti il suo archivio personale, messo all’asta e acquistato nel 2007 da John Maloof, anche lui statunitense, giovane figlio di un rigattiere.

La mostra “Parigi era viva. De Chirico, Savinio e les Italiens de Paris”, con una settantina di opere di pittori italiani a Parigi del periodo che va dal 1928 al 1933, è l’occasione per conoscere il Museo delle Arti decorative della Fondazione Accorsi Ometto, che offre un percorso lungo le  27 sale con oltre tremila opere d’arte fra quadri, ceramiche, mobili, arredi, cristalli e arazzi  Fra le eccellenze del museo la collezione di Pietro Piffetti, famoso ebanista autore di pregiati mobili intarsiati, che comprende il famoso “doppio corpo” (1738) universalmente considerato il “mobile più bello del mondo“.

E’ aperto solo il sabato e la domenica il MUSLI-Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia, un piccolo ma delizioso museo con sede a Palazzo Barolo, dedicato alla conoscenza della realtà scolastica di fine Ottocento e inizio Novecento grazie all’esposizione che valorizza il patrimonio di testimonianze e materiali legati alla tradizione pedagogico-editoriale italiana ed europea, con un’attenzione particolare alle esperienze della città di Torino, alla scuola del libro “Cuore” e alle figure dei Marchesi di Barolo che nell’Ottocento ebbero un ruolo significativo nella nascita di asili e scuole elementari. Il museo raccoglie testimonianze della letteratura per l’infanzia e la ricostruzione della Tipografia ottocentesca degli Eredi Botta, presenza storica nei locali di Palazzo Barolo. Un focus particolare viene dedicato alla storia delle Bibliotechine rurali nate nel 1909 da una sottoscrizione lanciata dalla ideatrice del Corriere dei Piccoli Paola Lombroso Carrara (zia Mariù). Giornalista, scrittrice e pedagogista, con le bibliotechine si pose l’obiettivo di dotare le scuole di campagna di libri di lettura amena e, in tal modo, di contribuire a elevare il livello di istruzione dei ragazzi del popolo. L’esperimento riscosse un immediato successo e la campagna di finanziamento delle “bibliotechine”, realizzata attraverso la vendita di francobollli e di cartoline decorate a mano, si estese rapidamente. I bambini lettori borghesi del “Corriere dei Piccoli” chiamati anche “cavalieri del libro”, grazie alla gratuità del loro lavoro e del loro tempo, raccoglievano fondi e opere letterarie adatte all’utenza delle scuole rurali e ne seguivano nel tempo gli sviluppi diventando “patroni” delle scuole. L’iniziativa produsse legami d’amicizia tra bambini di provenienze sociali diverse ed entusiasmo nel corpo insegnante. Furono soprattutto le giovani maestre, formatesi nel clima di rinnovamento pedagogico di inizio secolo, a capire l’importanza di diffondere nei bambini l’interesse per la lettura come volano di alfabetizzazione, di elevazione culturale e di emancipazione sociale delle classi subalterne.

E poi a piedi per i tanti luoghi caratteristici di Torino:
piazza Savoia, con lobelisco realizzato in granito di Baveno per celebrare l’approvazione delle Leggi Siccardi che segnarono un punto di svolta per il rapporto tra Stato e Chiesa e sul quale sono incisi i nomi di tutti gli 800 Comuni che parteciparono economicamente alla sua costruzione
-il mercato di Porta Palazzo a piazza della Repubblica
Piazza Solferino, dove si trova la fontana Angelica (o fontana delle Quattro Stagioni) formata da quattro statue (due figure femminili che rappresentano la primavera e l’estate e due maschili che rappresentano l’autunno e l’inverno)
via XX Settembre con il portone di legno intagliato, detto del Diavolo, con il battente bronzeo che rappresenta Satana
le sponde del Po per vedere i murazzi
-la chiesa della Consolata, con la celebre galleria degli ex voto
Palazzo Bellia, in via Pietro Micca, uno degli edifici simbolo delle prime sperimentazioni architettoniche che tendono verso lo stile Liberty. Costruito tra il 1892 ed il 1898 su progetto dell’architetto Carlo Ceppi, il palazzo presenta un largo uso di decorazioni in litocemento e un ampio portico sottostante con archi trilobati sostenuti da colonne con capitelli antropomorfi. Non mancano poi altre caratteristiche del Liberty torinese come le decorazioni floreali, le finestre ad arco e le tipiche bow-windows
-la Torre detta Littoria (oggi Grattacielo Reale Mutua) progettata dall’architetto Armando Melis de Villa con l’ingegnere Giovanni Bernocco, è uno dei più noti edifici razionalisti d’Italia, originariamente il primo e più alto edificio residenziale della città con i suoi 19 piani e il più alto edificio d’Europa dalla sua ultimazione nel 1934 fino al 1952. Originariamente destinata a ospitare la sede del Partito nazionale fascista, la torre è stata interamente acquisita dalla Società Reale Mutua Assicurazione (che ne ha finanziato la costruzione) e ospita residenze di lusso e uffici
-la Farmacia Alleanza Cooperativa Torinese n. 3:
della farmacia, aperta nel 1907 all’angolo tra via Pietro Micca e via XX Settembre, si conservano solo l’insegna e i serramenti. Con la chiusura dell’attività storica nel 2003 è stato infatti disperso l’intero arredo liberty, di grande valore per la completezza progettuale e la qualità artistica
-l’Arsenale della Pace a Borgo Dora, nato nel 1580 con la denominazione di Regia Fabbrica delle Polveri e Raffineria dei Nitri e oggi sede del Sermig-Servizio Missionario Giovani
-la Galleria Tirrena in via dell’Arcivescovado, sconosciuta ai più, pensato come sazio della imprenditoria torinese del dopoguerra
-l’ex Caserma Cavalli in Borgo Dora, che ospita ora la Scuola Holden, fondata nel 1994 con l’idea di fare una scuola per narratori.
E per finire in bellezza, il Caffè Mulassano (dove pare sia stato inventato il tramezzino) e la storica cioccolateria Giordano a Piazza Carlo Felice per comprare i gianduiotti!

La sera vie e piazze sono illuminate grazie alla manifestazione Luci d’Artista, che aggiunge fascino a questa città così elegante.

Ivrea
Al Museo civico Pier Alessandro Garda la seconda delle sei mostre del ciclo “Olivetti e la cultura nell’impresa responsabile :OLIVETTI E L’ARTE: JEAN MICHEL FOLON” che ripercorre quasi trent’anni di collaborazione tra l’artista belga e la società delle macchine per scrivere. Giorgio Soavi, che nell’azienda aveva incarichi di art director nell’ambito della Direzione Pubblicità e Stampa diretta da Renzo Zorzi. Nasce da questi pensieri il manifesto pubblicitario di Folon per la Olivetti dedicato alla macchina da scrivere portatile Lettera 32. Folon illustrerà per Olivetti la prima agenda da tavolo del 1969, due libri strenna negli anni settanta, un calendario, si esprimerà nel campo della grafica, della comunicazione e del design e realizzerà affiche, oggetti regalo, gadget, spot, filmati, campagne pubblicitarie.
Tra le collezioni e le raccolte permanenti del Museo civico quella archelogica, che testimonia le prime tracce dell’età neolitica, le tante testimonianze di Eporedia -nome romano della odierna Ivrea, colonia dattata nel 101/100 a. C. come avamposto militare strategico sulla riva sinistra della Dora Baltea – e i preziosi reperti del periodo longobardo.
Plinio il Vecchio, nella sua opera Naturalis Historia, collega Eporedia e i suoi dintorni alla Saliunca, pianta di grande valore commerciale, usata per il suo profumo e come medicamento, di cui la città divenne importante centro di raccolta e di commercio.
“Al Museo Garda di Ivrea rivive l’antico profumo della Saliunca”.
Infine, una visita alla Pasticceria Talmone per acquistare i prodotti tipici (la polentina di Ivrea, Baci, Chiacchere).

Stupinigi
Il Parco Naturale di Stupinigi, a soli 10 chilometri dal centro di Torino, si estende su circa 1700 ettari, su terreni che l’Ordine Mauriziano aveva ricevuto in dono nel 1573 da Emanuele Filiberto di Savoia. Fa parte dei “Parchi Reali”, un sistema di aree protette costituito dal Parco naturale La Mandria, Parco naturale di Stupinigi, Riserva naturale della Vauda, Riserva naturale del Ponte del Diavolo e Riserva naturale del Monte Lera gestiti dall’Ente di gestione dell’area metropolitana di Torino.
Il Parco, istituito dalla Regione Piemonte nel 1991, è costituito dal Complesso storico Monumentale e dalla Palazzina di Caccia, eretta nella prima metà del XVIII secolo dall’architetto Filippo Juvarra su volere di Casa Savoia per le reali villeggiature e la pratica venatoria, è uno dei gioielli monumentali del Piemonte, tra le più note Residenze Reali di Casa Savoia (detta anche “Corona di Delizie) proclamate nel 1997 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.  Fanno parte del Parco ampie zone boscate, terreni agricoli, il sistema delle cascine storiche e un ampio sistema di percorsi creati nel settecento a uso venatorio e ora utilizzati come sentieri per la fruizione. Ospita aziende agricole con produzioni di qualità, come i cereali (da cui deriva la filiera della Farina di Stupinigi-PANACEA), la carne , il latte, i prodotti caseari e dolciari mentre l‘ambiente naturale conta 95 specie di uccelli (nibbio bruno, falco pellegrino, averla piccola, picchio nero), 29 specie di mammiferi, 6 specie di anfibi (rana dalmatina) e 3 di rettili.
Nella Palazzina di Caccia la mostra di Steve McCurry “Animals”.

La Reggia di Venaria
Dichiarato patrimonio dell’Unesco nel 1997, la Venaria Reale è il grandioso complesso alle porte di Torino costituito dall’ edificio monumentale della Reggia, dai Giardini, dai beni adiacenti al seicentesco Centro Storico di Venaria e dal Parco La Mandria. Capolavoro dell’arte barocca, fu realizzato su disegno dell’architetto Amedeo di Castellamonte a metà del XVII secolo per il duca Carlo Emanuele II di Savoia e per la duchessa Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours. A partire dal 1699 l’architetto Michelangelo Garove progetta nuovamente il complesso della Reggia per darle un carattere più grandioso, secondo le ambizioni di Vittorio Amedeo II. I Giardini vengono completamente ridisegnati alla francese, con prospettive aperte sull’infinito e un nuovo respiro, come detta il gusto della più grande corte europea, Versailles. Intanto il duca diventa re: nel 1716 affida il progetto di ampliamento a Filippo Juvarra, che con la sua Galleria Grande, la Cappella di Sant’Uberto, la Citroniera e la Scuderia, porta la Reggia tra i capolavori del barocco. Nel 1739 Carlo Emanuele III incarica Benedetto Alfieri di dare unità al complesso con un sistema di gallerie di comunicazione e ambienti di servizio, tra cui le scuderie e il maneggio coperto. La Reggia prosegue la sua vita di corte durante il regno di Vittorio Amedeo III e di Carlo Emanuele IV, fino al declino dell’Antico Regime. Tra il 1798 e il 1999 la Reggia diviene prima presidio militare e poi preda dei vandali che la spogliano di tutti i materiali riutilizzabili. Nel 1999 inizia il progetto di restauro a opera del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e della Regione Piemonte, con il sostegno dell’Unione Europea e del Ministero dell’Economia e la collaborazione della Provincia di Torino, del Comune di Venaria e del Comune di Torino, che si conclude nel 2007 con la apertura al pubblico.