L’Istituto Italiano per i Centri Comunitari fu una delle principali strutture volute dal Movimento Comunità di Adriano Olivetti. Fondato nel 1952 (e attivo fino al 1958), quando venne assunta la decisione di formalizzarlo con uno Statuto ad esso dedicato, gli fu attribuita la qualifica di ente preposto all’organizzazione dei centri comunitari ed allo studio delle problematiche urbanistico–sociali delle comunità territoriali. Ulteriore e definitivo compito che spettò all’Istituto italiano per i Centri Comunitari fu quello di promuovere ed appoggiare tutti gli studi e le attività dirette a teorizzare il modello di società avvalorato dal Movimento Comunità.
La prima sede ufficiale dell’IICC fu presso il circolo comunitario di Roma in via di Porta Pinciana n.6. Essa venne successivamente spostata a Torino a seguito di una suddivisione delle competenze tra l’area piemontese e quella laziale.
L’ideatore della creazione dell’Istituto, che si dichiarava un’associazione apartitica, con scopi culturali e morali, fu Umberto Serafini, una figura di spicco del Movimento Comunità e animatore del Movimento Federalista Europeo di Spinelli e Rossi. Nel 1950 Serafini si pose alla guida di un gruppo di europeisti e fondò il Consiglio dei Comuni (e successivamente anche delle Regioni AICCRE ) d’Europa che rappresenta una diretta correlazione con l’esperienza dell’ IICC e dedicò le sue energie dei decenni successivi dirigendo l’importante periodico «Comuni d’Europa».
L’Istituto Italiano per i Centri Comunitari era retto da un Consiglio di Amministrazione il quale, nel 1952, era composto da Assunto Rosario, Forcella Enzo, Gabrieli Vittorio, Gorio Federico, Graziosi Aldo, Libera Umberto Vittorio, Mazzocchi Nunzio, Musatti Riccardo, Quaroni Ludovico, Riga Innocente, Russo Giovanni e Serafini Umberto.
Il centro culturale di Roma, guidato con sapienza e passione da Magda da Passano, Umberto Serafini e Massimo Fichera fu molto profilico, anche se l’esperienza comunitaria più innovativa dell’area del Centro-Sud Italia è rappresentata dal centro comunitario di Terracina nel quale si sperimentò un’iniziativa politica e sociale tipicamente comunitaria, non molto lontana dallo schema sperimentato nel Canavese. Grazie a Diego Are e ai fratelli Gabriele e Giorgio Panizzi prese infatti vita un laboratorio senza eguali per i paesi di periferia del centro-Sud dell’Italia dell’epoca.