WASHOKU LA COLORATA VITA ALIMENTARE DEI GIAPPONESI

Una curiosa, interessante e allegra mostra organizzata dall’lstituto di Cultura Giapponese a Roma sulle tradizioni, le abitudini, i riti, i prodotti alimentari e le preparazioni della cucina giapponese. Un mosaico di colori e di immagini che raccontano i cibi degli anniversari, delle feste, delle ricorrenze, quelli di buon augurio e quelli che vengono associati a particolari momenti della vita, ma anche quelli che fanno parte dell’alimentazione di tutti giorni. La cultura alimentare tradizionale dei giapponesi di matrice salutista, il WASHOKU, è una pratica sociale basata su un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni legate alla produzione, trasformazione, preparazione e consumo di cibo ed è stata dichiarata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco nel 2013. La pratica favorisce il consumo di vari ingredienti naturali di provenienza locale, come riso, pesce, verdure, frutti e piante selvatiche commestibili. Le conoscenze di base e le competenze legate a questa cultura dell’alimentazione, quali il giusto condimento della cucina casalinga, sono tramandate in casa durante i pasti condivisi. Il menù tradizionale prevede riso, misoshiru o zuppa, contorno e tsukemono, verdure marinate.
Nelle sale dell’elegante edificio in cui si trova l’Istituto culturale giapponese sono esposti, riprodotti su pannelli con le didascalie esplicative, i piatti divisi per tipologie: quelli a base di riso, i brodi e le zuppe, il pesce e le verdure, i legumi e i dolci, con le spiegazioni dei legami di ogni piatto con la vita e le tradizioni dei giapponesi. Alcuni di essi sono coinvolti in giochi di parole, come lo shusseuo, “pesce in carriera”, associato ad avanzamenti di carriera o cambiamenti epocali, altri sono legati a usi quotidiani, come il Mehari Zushi 8riso avvolto in foglia di Takana), pranzo al sacco per contadini e montanari delle province di MIE e WAKAYAMA, o a riti tradizionali come la “Festa delle bambole” (o “Festa delle bambine”) che si celebra il 3 marzo, giorno in cui le persone pregano per la salute, la felicità e la crescita delle proprie figlie femmine, in casa vengono esposte delle particolari bambole chiamate hina ningyo e si mangiano gli hishi mochi, delle torte di riso a forma di diamante da tre o cinque piani, accompagnate da un particolare sake dolce, chiamato shirozake. Grande spazio è dedicato agli onigiri, le polpette di riso ripiene di salmone, tonno e altri condimenti vari, spesso avvolte da alghe nori per poter essere mangiati per strada, alle zuppe, al pesce e ai dolci, come gli wagashi, dolci a base di frutta, riso e legumi, molto colorati e da consumare in genere durante la cerimonia del tè.
Un angolo della mostra è dedicato alla scatola-vassoio HAKOZEN: in uso dal periodo EDO (1603-1868) e fino a 60 anni fa ogni membro della famiglia aveva la propria razione nella scatola che aperta diventava una specie di tavolino.
Nell’altrettanta curiosa rassegna Food Cinema un panorama cinematografico giapponese legato al tema Japan Food Culture.
Fino al 19 aprile 2017.