Una nuova e fortunata coincidenza mi consente di coltivare ancora una volta la mia passione per Adriano Olivetti.
L’amicizia con una collega del Master “Gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscati alle mafie. Pio La Torre” mi offre infatti l’occasione per partecipare alla visita “ISTAO incontra Ivrea” organizzata il 15 e 16 settembre 2017 per le celebrazioni dei 50 anni dell’Istituto Adriano Olivetti.
Ci accompagna, nei numerosi incontri con i protagonisti del mondo legato a Olivetti e al suo territorio e nelle visite ai tanti luoghi che maggiormente rappresentano la sua opera, Matteo Olivetti, figlio di David e nipote di Dino Olivetti.
Il nostro percorso inizia a Villa Casana, ex villa nobiliare già sede della presidenza di Adriano Olivetti e che oggi ospita l’Associazione Archivio Storico Olivetti e dove, per celebrare i Cento anni della Fondazione della Società Olivetti, l’Associazione nel 2008 ha organizzato un’importante mostra permanente.
Bruno Lamborghini ci parla del premio Imprenditore Olivettiano, istituito dall’Associazione Archivio Storico Olivetti e che viene assegnato ad alcuni imprenditori prescelti tra quanti nella conduzione della loro impresa si ispirano ai valori dell’impegno imprenditoriale di Adriano Olivetti (tra questi Cucinelli, Guzzini, Mario Pedrali, il gruppo della piattaforma “Arduino”).
Il sindaco Carlo della Pepa ci racconta della candidatura di Ivrea nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco, vista come un’opportunità per lo sviluppo futuro della città, interessata, come tanti altri luoghi del nostro paese, dalla crisi economica. Un percorso iniziato nel 2008, con la celebrazione del centenario della fabbrica Olivetti e che sarà esaminata in occasione della 42° sessione del Comitato per il Patrimonio Mondiale nel corso dell’anno 2018. Tra i criteri che hanno condotto Ivrea alla candidatura vi sono quelli che la portano ad essere considerata “un modello moderno di città industriale, con un complesso di edifici per l’industria, i servizi e le residenze di eccezionale qualità architettonica” e a rappresentare “il manifesto delle politiche del Movimento Comunità fondato a Ivrea nel 1947 e ispirato alla proposta di riorganizzazione dello Stato elaborata da Adriano Olivetti nel suo testo L’ordine politico delle Comunità, pubblicato nel 1945″. Nelle dichiarazioni di integrità e di autenticità si afferma che il sito candidato non ha conosciuto cambiamenti nella sua morfologia e ha mantenuto i suoi caratteri originari, con una serie di edifici progettati dai più famosi architetti italiani, esempio dunque eccezionale di città industriale del XX secolo.
Sono proprio questi edifici che costituiscono le stazioni del Museo Virtuale dell’Architettura Moderna di Ivrea e che ci vengono illustrati da Marco Peroni, autore del libro “Ivrea, guida alla città di Adriano Olivetti”.
All’estremità di ponte Isabella, oggi intitolato a Adriano Olivetti, il monumento dedicato a Camillo Olivetti e, lungo corso Jervis, la “fabbrica di mattoni rossi” che Camillo iniziò a costruire nel 1896, sul terreno che il padre Salvador Benedetto gli aveva lasciato in eredità, vicino alla stazione ferroviaria.
A partire dal 1934 fino al 1949, su iniziativa di Adriano, la fabbrica viene ampliata: sorgono così gli edifici progettati dagli architetti Luigi Figini e Gino Pollini (ampliamento I, ampliamento II, ampliamento III), strutture di vetro, luminose e chiare, che superano l’idea dell’officina buia e chiusa.
Nel 1939 viene costruito, sempre su progetto di Figini e Pollini, l’asilo nido che accoglieva i figli dei dipendenti dell’azienda dai sei mesi ai tre anni e nel 1955 l’edificio destinato ad ospitare i Servizi Sociali.
La Nuova ICO nasce nel 1955 e rappresenta l’ultimo ampliamento delle Officine Meccaniche su via Jervis: il progetto è di Figini e Pollini e la copertura, composta da venti lucernari di forma quadrata, che consentivano agli operai di lavorare con la luce naturale, viene progettata da Eduardo Vittoria.
E’ sempre di Eduardo Vittoria il Centro Studi ed esperienze, realizzato per rispondere all’esigenza dell’azienda di concentrare le attività di studio e progettazione in un luogo separato dagli altri.
Alle spalle delle Officine, sulla collina di Monte Navale (alle cui pendici si trova Villa Belli Boschi, unica proprietà della famiglia di Adriano Olivetti e dove egli abitò con la moglie Grazia Galletti), la mensa e il circolo ricreativo Olivetti, realizzati tra il 1953 e il 1961 su progetto di Ignazio Gardella. Alla mensa, che poteva servire fino a 500 pasti ai tavoli e 1800 al self service, si affiancavano gli spazi per la lettura, l’intrattenimento e lo sport (campi da tennis, campi per il gioco delle bocce, percorso attrezzato per la ginnastica).
Tra la mensa e le Officine l’edificio conventuale di San Bernardino, acquistato da Camillo Olivetti nel 1907, dove si trovavano gli uffici del Gruppo Sportivo Ricreativo Olivetti, un bar, un ristorante, la palestra per la danza classica e il centro d’incontro per le Spille d’Oro.
Tra il 1926 e il 1976 l’azienda costruì più di milleduecento alloggi, tra i quali il Quartiere di Castellamonte (progetti di Figini, Pollini, Nizzoli e Oliveri), con case per famiglie numerose e per dirigenti, e l’Unità residenziale Ovest, detta Talponia (progetto di Roberto Gabetti e Aimaro Isola).
In corso Botta è il complesso La Serra, edificio polivalente a forma di gigantesca macchina da scrivere, costruito a partire dal 1967 per volontà di Roberto Olivetti, figlio primogenito di Adriano e nipote di Camillo, fondatore della storica azienda di macchine da scrivere.
Nei locali dell’Officina H, oggi occupati da uffici dell’Università e della ASL, Alberto Zambolin ci parla di “Pausa pranzo!”, un ciclo di “Conversazioni sull’economia civile” organizzato dall’Associazione Il Quinto Ampliamento presieduta da Stefano Zamagni e che si ispira a Adriano Olivetti: “l’idea al centro del suo progetto era quello dell’impresa civile: l’impresa come agente di trasformazione, non solo della sfera economica, ma anche di quella sociale e civile della società”.