LE REGOLE D’AMPEZZO: PROPRIETA’ E USO COLLETTIVO DELLE RISORSE-Diario pubblico

A Cortina boschi e pascoli sono da secoli proprietà collettiva della comunità originaria e vengono gestiti e utilizzati secondo diritti collettivi che ne garantiscono la salvaguardia in quanto patrimonio naturale, culturale ed economico da trasmettere alle generazioni successive.”Un altro modo di vivere e di convivere, cioè d’intendere e praticare i propri rapporti politici, economici e sociali…”: così scriveva Indro Montanelli nella Presentazione alla Storia di Cortina d’Ampezzo. E in effetti le Regole stabiliscono principi che oggi raramente si ritrovano in altre situazioni: il mantenimento della destinazione d’uso agro-silvo-pastorale, il divieto a vendere o cedere i beni ad altri, il divieto di dividerli, l’interesse generale che va al di là di quello della comunità regoliera ma si estende a tutta la collettività. Un concetto, quest’ultimo, di enorme valore ma assai poco diffuso.

ALBERI SCOMPARSI-Diario pubblico

La scomparsa di alberi in ambito urbano è un fenomeno rilevante, analoga a quello del consumo di suolo agricolo a seguito dell’urbanizzazione. Ne è un esempio il recente abbattimento di alberi a seguito dei lavori che hanno interessato il marciapiede di Viale delle Belle Arti a Roma. Sul sito di Alberi di Roma le foto che evidenziano la situazione ante e post “taglio” degli alberi: http://www.alberidiroma.it/web/joomgallery/alberi-scomparsi/q-iii-pinciano/viale-delle-belle-arti.

 

TURISMO, CULTURA E OCCUPAZIONE-Diario pubblico

Sul Corriere della Sera un articolo di Maurizio Ferrera ci racconta come l’Italia sia in ritardo rispetto alla creazione di posti di lavoro nei servizi rispetto alla Francia e alla Gran Bretagna. Tra i comparti più incisivi in termini di occupazione il turismo e la cultura dove, in Inghilterra, trovano lavoro un numero di giovane triplo rispetto a quello che si registra nel nostro Paese. E’ un divario davvero sorprendente, sul quale sarebbe utile interrogarsi in maniera seria ma anche rapida.

CULTURA E RICCHEZZA-Diario pubblico

Uno studio effettuato da Unioncamere e da Symbola ci dice che la cultura contribuisce per il 5,4% alla ricchezza prodotta in Italia, equivalente a quasi 76 miliardi di euro, dando lavoro a un milione e quattrocentomila persone, ovvero al 5,6% del totale degli occupati del Paese. Superiore, ad esempio, al settore primario, oppure a quello della meccanica. Se si considerano anche le industrie creative, il patrimonio storico-artistico e architettonico, le arti, il valore aggiunto prodotto dalla cultura rappresenta il 15% del totale dell’economia nazionale e impiega ben 4 milioni e mezzo di persone, equivalenti al 18,1% degli occupati a livello nazionale.
A questo si aggiunga la capacità attrattiva della cultura sul turismo: fatta cento la spesa turistica sul territorio italiano nel 2011, la componente attivata dalle industrie culturali è quantificabile nel 33,6% del totale, equivalente a 23,3 miliardi di euro.
Il settore culturale sembra dunque rivestire un ruolo importante nell’economia italiana, al quale non sembra però corrispondere un sistema organizzativo efficiente in grado di ottimizzare le risorse e una moderna e adeguata gestione in grado di valorizzarlo al meglio.

COINVOLGIMENTO DEI CITTADINI E STRATEGIE CONDIVISE-Diario pubblico

L’Università IUAV (fondata come Istituto Universitario di Architettura di Venezia), in collaborazione con il Politecnico di Milano e il Coordinamento Agende 21 locali italiane, organizza un corso di perfezionamento post-laurea in “Azione locale partecipata e sviluppo urbano sostenibile” con l’obiettivo di “formare figure professionali in grado di attivare e gestire percorsi partecipati su questioni urbane, ambientali e sociali”. Il corso si rivolge a neo laureati, ricercatori, funzionari, dirigenti, professionisti “che desiderino arricchire le proprie conoscenze sui metodi e le tecniche per l’ascolto e il coinvolgimento dei cittadini, per la costruzione di strategie e scelte condivise, e per la progettazione partecipata di politiche, servizi e spazi pubblici”. Non c’è che da augurarsi che i posti disponibili vengano tutti occupati e rimanere in attesa che le figure che riceveranno questa formazione la applichino nell’esercizio delle proprie attività lavorative.

POMPEI E ERCOLANO-Diario pubblico

Le notizie su Pompei continuano a non essere positive: molte domus chiuse, uno stato conservativo critico, apertura dell’area archeologica a singhiozzo. E questo nonostante l’arrivo di alcuni finanziamenti dall’Europa. Ad Ercolano la situazione sembra essere diversa, come racconta Pierluigi Battista sul Corriere della Sera: un americano, David Packard junior, l’erede dell’informatica HP, a capo della fondazione “Packard Humanities Institute“, “appassionato di letteratura classica e di archeologia” investe dal 2000 per la rinascita del sito con risultati soddisfacenti. Quindi, volendo, anche per Pompei una soluzione si potrebbe trovare…

CONSUMO DI SUOLO E AGRICOLTURA-Diario pubblico

Secondo l’indagine sull’uso e la copertura di suolo LUCAS, condotta da Eurostat e riferita al 2009, la quota di territorio con copertura artificiale in Italia è stimata pari al 7,3% del totale, contro il 4,3% della media UE23. Collegata alla copertura artificiale è la densità demografica, che nel nostro Paese è pari a 204 abitanti per kmq, contro un valore medio UE23 di circa 120. Il Presidente dell’ISTAT Giovannini, in un’audizione al Senato, ha spiegato come le categorie più rilevanti di consumo di suolo siano le destinazioni a “residenziale e servizi” e ad “elevato impatto ambientale”, sottolineando che “L’insieme di queste forme di consumo del suolo, oltre a determinare la perdita, nella maggior parte dei casi permanente e irreversibile, di suolo fertile, si riflette in frammentazione del territorio, riduzione della biodiversità, alterazioni del ciclo idrogeologico e modificazioni microclimatiche”.
Dalle stime preliminari diffuse dall’Istat sul Pil emerge, d’altro canto, che l’agricoltura è l’unico settore in crescita e che, per il secondo trimestre consecutivo, fa registrare un segno positivo in virtù dell’aumento del 7% del valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari. Valore superiore addirittura a quello del settore auto. Due Italie (o una sola che va in direzioni opposte?) che dovrebbero ragionare insieme sulla migliore via da intraprendere.