Storie degli ebrei di Roma

Disegno di Lele Luzzati

La comunità ebraica di Roma è la più antica fra quelle di Europa. Abraham Berliner nel libro “Storie degli Ebrei di Roma”, ne ripercorre i due millenni di storia, nei quali i periodi di pacifica convivenza si alternano ad altri di tensioni e vessazioni contro gli Ebrei romani.
Tra i protagonisti alcuni componenti della famiglia Alatri.
Capitolo XXXIV “Cade (soltanto) il muro del Ghetto (1846-1869)”. Samuele Alatri mi raccontò un episodio succeduto nella famosa notte (il 17 aprile 1848, la prima notte di Pasqua, notte in cui nelle case ebraiche si celebrava e si cantava la “Notte del Passaggio salvifico”) in cui fu demolto il muro del ghetto per ordine di Pio IX (diremmo meglio: in seguito alla richiesta della popolazione guidata da Angelo Brunetti detto Ciceruacchio, come sottolineava Alatri). Tra la folla entusiastica che con grida di incoraggiamento incitava gli operai che lavoravano al lume delle torce c’era anche Ambrosoli (Ambrogio Ambrosoli 1800-1871 sacerdote e predictore italiano) il quale teneva sotto la tonaca un piccolo crocifisso, pronto a tirarlo fuori e ad alzarlo per fermare “in nome della religione cristiana” ogni eventuale dimostrazione di resistenza da parte degli avversari.
Ma ben presto vennero giorni agitati: la rivoluzione del novembre 1848, la fuga del Papa a Gaeta il 24 dello stesso mese, la proclamazione della Repubblica, prima governata dal triumvirato mazziniano, poi a partire dal 2 luglio 1849, dai militari francesi. Nel breve periodo del triumvirato gli Ebrei furono completamente parificati agli altri cittadini romani. Nel Consiglio della Municipalità furono eletti tre Israeliti: Samule Alatri, Samuele Coen ed Emanuele Modigliani.
Israel Moshe Chasan, di antica e celebre famiglia di studiosi, nel 1847 si trovava a Roma come inviato dei poveri della Palestina. Il suo solenne insediamento, che ebbe luogo il 21 agosto 1847, è descritto in un opuscolo composto per l’occasione e intitolato “Il possesso”. La preghiera recitata dal rabbino Chasan in occasione del suo insediamento è stata tradotta da Crescenzo Alatri, allora ancora giovinetto e adesso incanutito al servizio dei più svariati interessi della comunità romana.
Capitolo XXXV “Le leggi speciali per gli Ebrei di Roma (ricapitolazione)”. Ricavo questa ricapitolazione da un memoriale scritto da Samuele Alatri a Parigi nel 1862 su invito di Salomo Munk. Adesso fa parte del suo lascito conservato nella biblioteca dell’Alleanza israelitica tedesca.
Capitolo XXXVII “La libertà: problemi e realizzazioni”. Il 7 ottobre 1870 i rappresentanti della comunità distribuirono una circolare che tracciava il programma dei cambiamenti imprescindibili dopo l’evento del 20 settembre. D’ora innanzi la comunità avrebbe amministrato solo il culto e la beneficienza, con esclusione di ogni atto di giurisdizione. Passarano parecchi anni prima che tale programma potesse essere realizzato. Si interpose un interregno durante il quale la comunità andò allo sfascio. L’uguaglianza politica indusse gli Ebrei più in vista e più colti a partecipare agli affari pubblici della città e dello Stato. Già alla prima elezione del Consiglio cittadino sul finire del 1870 vennero eletti a grande maggioranza Samuele Alatri e Settimio Piperno.
Prima di soffermarci sulla riorganizzazione della comunità dobbiamo parlare di due sodalizi che nel triste periodo della transizione durante il quale il governo della comunità languì nel sospetto, svolsero una benefica attività grazie al nobile zelo di alcuni loro membri. Al primo posto viene l’opera degli Asili infantili, nata fin dagli anni Sessanta con contributi esteri, soprattutto dei Rothschild. Grazie al lavoro insancabile di Giacomo Alatri...ha sparso a larghe bracciate il seme del bene.
Al principio del 1876 venne fondata la Società di fratellanza per il progresso civile degli Israeliti poveri……Nel 1879 la direzione della Società fu assunta da Marco Alatri e nel 1883 da Tranquillo Ascarelli.