Il Convegno “Verde urbano: una questione di salute, economia e legalità” che si è svolto on line il 15 maggio 2020, organizzato dal Dipartimento DESTeC Ingegneria dell’Università di Pisa, da Lipu-BirdLife Italia, da GrIG Onlus e dall’Accademia dei Rinnovati di Massa, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, di Ispra, della Provincia di Massa Carrara, dell’Ordine degli Agronomi e Forestali, dell’Ordine degli Architetti e di altre associazioni, si colloca nell’ambito del ”2020: Anno internazionale della salute delle piante (IYPH)” proclamato dalle Nazioni Unite e ha affrontato alcuni importanti temi legati a questo comparto: la GESTIONE DEL VERDE URBANO, gli ASPETTI NORMATIVI ED ETICI DEGLI ALBERI, i SERVIZI ECOSISTEMICI DEL VERDE URBANO.
L’obiettivo generale del convegno è stato quello di porre al centro del dibattito delle grandi città il valore del patrimonio a verde misurato in termini di benefici degli ecosistemi erogati dalle infrastrutture verdi. L’apporto positivo alla vita umana in termini di flusso di beni, servizi, energia, conoscenze, forniti dal capitale naturale riguarda diversi aspetti (es. sicurezza alimentare ed energetica, contenimento delle catastrofi naturali, salute, salvaguardia delle risorse idriche, trasmissione dell’eredità culturale) e per questo la qualità delle infrastrutture verdi, ossia della rete di aree naturali e seminaturali che costituisce parte integrante del tessuto urbano, concorre a migliorare il benessere della popolazione, assumendo dunque sempre più importanza, da dover essere tenuto adeguatamente in considerazione nei piani e atti di governo del territorio” (Agnese Amato, Massimo Rovai, Università di Pisa).
E’ stato sottolineato come “molto spesso viene data scarsa attenzione alla vegetazione che invece, pur non potendo risolvere tutti i problemi ambientali, ha una grande importanza nella mitigazione climatica e nel miglioramento della qualità dell’aria. Infatti, le piante possono indubbiamente rappresentare una soluzione ecocompatibile e al tempo stesso biosostenibile di mitigazione ambientale in quanto sono in grado di sequestrare la CO2 dall’atmosfera e rilasciare ossigeno attraverso i processi fotosintetici. Inoltre le piante sono in grado di comportarsi come veri e propri filtri naturali, assorbendo o trattenendo gli inquinanti grazie alla peculiarità delle strutture fogliari. L’efficacia di mitigazione ovviamente dipende dalle dimensioni e dalle condizioni fisiologiche delle piante”. Ed è per questo che “nella progettazione e pianificazione del verde urbano è importante operare una scelta oculata delle specie da impiegare per massimizzare i servizi ecosistemici della vegetazione e ridurre i disservizi tra i quali anche le allergenicità. E’ inoltre indispensabile garantire idonei e sistematici interventi di gestione e manutenzione per mantenere le piante in ottime condizioni fisiologiche, requisito indispensabile affinché le piante forniscano tutti i servizi ecosistemici elencati al massimo delle loro potenzialità” (I benefici delle piante per l’ambiente e la salute, Rita Baraldi, Primo ricercatore dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerca di Bologna).
E’ stata richiamata la ‘Strategia nazionale per il verde urbano’ presentata nel 2018 dal Comitato del verde pubblico istituito con la legge 10 del 2013 con il compito di promuovere la realizzazione di aree verdi permanenti intorno ai sistemi urbani, alberate lungo le strade, opere di rinverdimento delle pareti e dei lastrici solari, giardini e orti e la cui vision è riportare nelle città “Foreste urbane resilienti ed eterogenee per la salute e il benessere dei cittadini. La strategia si base su tre semplici principi : – Passare da metri quadrati a ettari nella realizzazione delle infrastrutture verdi, – Ridurre le superfici asfaltate, – Adottare le foreste urbane come riferimento strutturale e funzionale del verde urbano. Si è scelta la foresta in quanto si tratta dell’ecosistema più complesso e ricco di habitat che meglio può costituire il riferimento funzionale e strutturale per una città e anche perché le cintura forestali intorno alle città si potranno connettere con i boschi naturali e penetrare internamente assumendo caratteristiche strutturali più idonee alla fruizione dei cittadini (Le foreste urbane nella ‘Strategia nazionale’ per lo sviluppo e la gestione del verde urbano, Carlo Blasi, Direttore scientifico del CIRBISES-Centro Interuniversitario “Biodiversità, Servizi ecosistemici e Sostenibilità” – Sapienza Università di Roma).
In tema di gestione si è sottolineata la necessità di “passare da una valutazione meramente quantitativa del verde urbano come componente “passiva” (e pericolosa) del tessuto urbanistico ad una lettura più integrata (qualitativa e quantitativa) di tutti quei flussi di servizi e funzioni che esso produce e capire cosa questi significhino in termini di “ricchezza” materiale o immateriale, diretta o indiretta per la sostenibilità e la qualità della vita. La gestione non può essere quindi meramente programmatoria, come si sta affermando recentemente, ma di conservazione e tutela dell’esistente (i servizi ecosistemici devono svolgersi adesso e non solo fra 20-30 anni) e di pianificazione e progettazione di nuove aree (servizi ecosistemici del prossimo futuro)” (La Gestione del Verde Urbano, Fabrizio Cinelli, DESTeC Ingegneria – Università di Pisa).
L’analisi sugli strumenti di governo del verde in Italia ha fatto emergere come “se da una parte si conferma nel nostro Paese una buona diffusione di strumenti conoscitivi e regolatori (censimenti, regolamenti e piani del verde), base e presupposto per una corretta gestione dal punto di vista tecnico, unita ad un contesto politico e normativo sempre più attento ai temi del verde in città soprattutto in relazione alle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici, alla vivibilità degli spazi urbani e al benessere delle comunità (Legge 10/2013, Strategia nazionale del verde, nuovi CAM per il verde, DM clima e finanziamenti per la forestazione urbana ecc), dall’altra, emergono una difficoltà di integrare con maggiore forza e cogenza le infrastrutture verdi e il capitale naturale nella prassi urbanistica e nel riconoscerne il valore ambientale, sociale ed economico (servizi ecosistemici) nell’ambito di una pianificazione resiliente e smart (Gli strumenti di governo del verde, Per un approccio integrato al governo del verde e della natura in città, Anna Chiesura – ISPRA).
Un importante focus sugli alberi ha preso in esame il ruolo e le funzioni dei grandi alberi in relazione ai servizi ecosistemici, al paesaggio, alla biodiversità (Marco Dinetti e Paola Ascani, Lipu-BirdLife Italia); le pratiche sbagliate (e ora vietate) come la capitozzatura e le potature distruttive (LIPU); la possibilità di riconoscere ad essi, in quanto esseri viventi, diritti naturali, morali, legali e politici (Marcello Di Paola Loyola University of Chicago JFRC LUISS «Guido Carli», Roma).
Alcuni specifici contributi hanno illustrato le caratteristiche dei pini, in particolare in ambito urbano, il cui valore è ampiamento stimato ma la cui gestione non sempre risulta ispirata a criteri tecnici adeguati e corretti (Riccardo Frontini – Agronomo del Paesaggio e Giulia Caneva, Dip. Scienze, Università Roma Tre).
I risultati di una ricerca condotta dall’Università di Bari sui messaggi dei cittadini durante il lock down indicano come ci sia condivisione nel considerare le aree verdi diritti primari, come la pianificazione urbana e la progettazione dovrebbero considerare politiche di compensazione per il sigillamento del suolo, ripensare la città, la gestione dei servizi riguardo rifiuti e trasporto pubblico verso la sostenibilità, curare le aree verdi pubbliche ma anche provvedere ad un’adeguata formazione di coloro che sono coinvolti nella gestione e nella manutenzione (L’importanza del verde in città: percezione delle persone durante la quarantena da COVID-19, Francesca Ugolini, Luciano Massetti, Giovanni Sanesi,Istituto per la BioEconomia – CNR, Università di Bari).
Per affrontare in maniera esaustiva tutti questi aspetti è ormai riconosciuto, anche a livello normativo, come servano competenze multidisciplinari documentate. La progettazione e la realizzazione di una infrastruttura verde ha infatti bisogno di esperienza, professionalità e competenze in campo ecologico, botanico, zoologico, agronomico, forestale, paesaggistico, urbanistico, sociale, economico,ecc.
E’ stata presentata la proposta di legge avanzata al Ministero dell’Ambiente da 13 Associazioni per normare gli strumenti che i Comuni dovrebbero avere a disposizione (censimento degli alberi, regolamento comunale del verde pubblico e privato, piano del verde, rete ecologica locale inserita nella pianificazione urbanistica) e affinché la manutenzione degli alberi avvenga con tecniche appropriate e, infine, i relatori e i partecipanti del Convegno si sono fatti promotori di un appello nel quale si evidenzia la condivisione di alcuni fondamentali principi espressi nella Carta di Roma sul Capitale Naturale e Culturale, 2014, nella New Urban Agenda, adottata dalle Nazioni Unite a Quito, Ecuador, 20 ottobre 2016, nella Call for Action del World Forum on Urban Forests, Mantova, 27 novembre-1 dicembre 2018 e di quanto stabilito dalla legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” e dal Decreto n° 63 del 10 marzo 2020 del Ministero dell’Ambiente, relativo ai criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico (CAM). L’appello auspica il coinvolgimento della cittadinanza e delle associazioni ambientaliste per “vigilare sulla reale applicazione e sul rispetto della norma, considerando l’attuale divario – culturale e procedurale – tra la teoria delle buone pratiche e la corretta implementazione nella prassi ordinaria, riscontrabile nelle azioni svolte da non pochi enti locali, così come da soggetti privati”.
PROPOSTA LEGGE VERDE URBANO
APPELLO Convegno verde urbano Massa Carrara
Locandina Seminario 15 maggio 2020