Troppo spesso si dimentica di considerare Villa Borghese, ottanta ettari di verde nel cuore di Roma, come un bene culturale, sul quale insistono imprescindibili vincoli di tutela, a partire dal 1912 con la legge n. 688 del 23 giugno che, innovando la legge Rosadi-Nava del 24 giugno 1909, n. 364 sulle antichità e belle arti, allargava la tutela alle “ville, ai parchi e ai giardini che abbiano interesse storico o artistico” e alla quale ha fatto seguito la declaratoria del D.M. 17 novembre 1973 prot. n. 17591 ai sensi della L. 1089/39, con riconoscimento di importante interesse storico artistico della Soprintendenza ai Monumenti del Lazio e, infine, il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42: “Codice dei beni culturali e del paesaggio” che, all’ art. 10 comma 4 lettera f , include tra i beni culturali tutelati ” le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico”.
La sua storia, dai primi anni dell’800, quando apparteneva alla Famiglia Borghese, fino alla vigilia della guerra nel 1936, viene ricostruita con dovizia di particolari e di documentazione storica da Massimo de Vico Fallani nella “Storia dei Giardini Pubblici di Roma nell’Ottocento”.
La Villa, allora, era aperta al pubblico quattro giorni alla settimana e, talvolta, per esposizioni e fiere autorizzate dal principe Borghese. E’ del 12 luglio 1903 la pubblicazione del bando con la notizia dell’acquisizione della Villa (per 3 milioni di lire) da parte dell’amministrazione di Roma: “Per volontà del Parlamento e del Governo del Re, la Villa Borghese è passata in piena proprietà del Popolo di Roma, e dedicata alla memoria di Umberto I”.
Uno dei primi e principali responsabili dei lavori di giardinaggio della Villa fu Nicodemo Severi, direttore del Servizio Giardini e autore del giardino di Piazza Cavour e della passeggiata Archeologica che va da Porta Capena a piazza Numa Pompilio che, fin dal 1904, venne incaricato di un piano di generale di riordinamento, che pubblicò sulla Rivista da lui fondata “La Villa e il Giardino”. Il Piano scatenò alcune critiche, come quelle mosse da Aristide Sartorio nel 1909, in occasione dello spiantamento dei lecci nella zona dal museo di Parco dei Daini al nuovo accesso ai Parioli “..Non racconterò come la villa sia stata potata con l’istesso sistema del bosco ceduo, non racconterò lo strazio dei lecci sul viale verso il museo, ma, sibbene, come proprio in questi giorni tutto il boschetto dei gelsi a ridosso del Seminario tedesco sia stato letteralmente atterrato. Perchè? Perchè la distruzione delle piante è un metodo del giardinaggio romano contemporaneo, e la direzione dei giardini pare un’azienda per il taglio forestale”.
In occasione dell’Esposizione Universale di Roma del 1911, al limite nord-occidentale della villa, iniziarono i lavori dei giardini davanti al Nuovo Palazzo delle Belle Arti (ora Galleria Nazionale d’Arte Moderna) a Valle Giulia, progettati da Cesare Bazzani unitamente al Palazzo. La sistemazione dei due giardini all’italiana e delle due rampe iniziò nel 1914 e durò fino alla fine del 1916. I lavori comprendevano, oltre alle piantumazioni di alberi, anche movimenti di terra, la costruzione dei contrafforti in scogliera di tufo e la realizzazione della balaustra classica intorno ai giardini. Nell’ambito della sistemazione della scalinata vennero realizzate le due FONTANE DELLE TARTARUGHE e nel 1924 venne completato il muro di sostegno tra i giardini e il confine di Villa Borghese. Le sistemazioni a verde consistevano nella disposizione di filari di lecci intorno alle rampe e nella sistemazione a prato delle scarpate fra i tornanti con pini, sofore pendule e cespugli di alloro. Le siepi geometrizzate dei due giardini pensili erano di bosso nano che si dovette reperire all’estero. In totale per i lavori occorsero 350 allori, 6.500 piante di bosso, 50.000 piantine di bosso nano, 25 grandi lecci, 50 Sophora japonica pendula, 5 quintali di calce viva, 20 mc. di pozzolana, 2.000 mattoni zoccoli.
Con il passaggio di proprietà e con la possibilità di utilizzare la Villa da parte della cittadinanza si assistette ad un dilagare di fenomeni di vandalismo, che presero alla sprovvista “le autorità municipali e di pubblica sicurezza”. Il comportamento dei cittadini divenne uno dei primi motivi di degrado e depauperamento della Villa, insieme ai lavori per adeguarla alle nuove esigenze (adeguamento degli impianti di irrigazione, fognari, recinzioni, muri di confine, viali di collegamento con la città, realizzazione di nuove strutture, a cominciare dal Giardino zoologico) e alle numerose concessioni (come l’affitto dei prati che venivano recintati e coltivati a fieno).
Nel 1914 appare un articolo su La Tribuna del 27 giugno dal titolo “La distruzione sistematica di Villa Borghese” nel quale si mette in evidenza come sia “una convinzione radicata dei nostri amministratori che si debba sempre concedere la villa Umberto I! Oggi questa splendida villa del settecento è già irriconoscibile da quindici anni orsono…”.
Nel 1922 è Severi che, nell’articolo apparso su Il Piccolo del 24 giugno 1922, protesta contro il degrado:”...è appunto contro gli sterri, gli steccati, le concessioni a comitati di benficienza e a società sportive d’ogni genere che io avevo levato la voce….Nessuna Amministrazione Comunale mai, in nessun periodo della storia edilizia della città, era giunta a concedere così facilmente l’uso della villa a scopi privati…”.
Massimo de Vico Fallani osserva inoltre che tutti i lavori eseguiti in quegli anni raramente riguardavano la conservazione della vegetazione, sovente sacrificata per far posto a nuove realizzazioni come ad esempio l’Istituto Internazionale di Agricoltura a scapito di “una bella, fresca e verde pineta”.
Nel secondo dopoguerra furono realizzati restauri e nuove edificazioni che si sono susseguiti nel corso del tempo, tra cui quelli che nel 2004 sono stati realizzati per il restauro delle FONTANE DELLE TARTARUGHE poste su la Scalea intitolata nel 2002 a Bruno Zevi, fino ad arrivare agli interventi che interessano oggi diverse aree della Villa (Riqualificazione ambientale e vegetazionale ville storiche – Villa Borghese e Giardino del Lago di Villa Borghese per un importo complessivo di € 2.333.108,20).
La gestione è affidata alle competenze dell’Ufficio “Servizio Giardini” Villa Borghese che si occupa del verde, degli arredi e dei manufatti e, per quanto riguarda il patrimonio monumentale, le mostre e gli eventi, alle competenze di numerosi Uffici della Sovrintentenza Capitolina ai Beni culturali. A queste si aggiungono quelle relative alla gestione e alla manutenzione della rete stradale, degli impianti idrici e fognari, degli impianti di illuminazione pubblica, delle concessioni commerciali, della rete di trasporto pubblico, degli eventi e delle manifestazioni pubbliche, degli impianti sportivi.
Da molte parti si invoca l’istituzione di un soggetto unico, dotato di figure professionali specifiche, sia in ambito botanico, fitopatologico e agronomico, sia di tipo storico-artistico, archeologico e paesaggistico, in grado di predisporre un piano complessivo di gestione che, partendo da una approfondita conoscenza e analisi del patrimonio ambientale e monumentale della Villa ne definisca, attraverso l’dentificazione di ambiti omogenei, sia gli interventi di manutenzione e restauro che i progetti di valorizzazione e riqualificazione, nel rispetto delle caratteristiche peculiari presenti.
In particolare, appare necessario utilizzare metodologie di approccio ispirate agli indirizzi dettati a livello mondiale per la classificazione, la cura e la valorizzazione dei beni culturali e naturali, a cominciare da quelli della Commissione per i siti UNESCO, utilizzati ad esempio per il sito seriale costituito dalla serie di 14 ville e giardini della famiglia Medici ubicati in Toscana in occasione della propria candidatura come sito UNESCO (Piano di gestione).
Fonti bibliografiche
Storia dei Giardini Pubblici di Roma nell’Ottocento, Massimo de Vico Fallani
Roma, Newton Compton, 1992
I giardini come beni del patrimonio culturale: storia di una legge e questioni interpretative