Il Manuale del volontario giardiniere, pubblicato a cura di ReGiS-Rete dei Giardini Storici con finalità educativa, offre l’occasione per portare (o riportare) l’attenzione sul verde storico, componenente fondamentale e di pregio del verde pubblico e privato di molte città italiane.
La premessa del Manuale è la Carta di Firenze, Carta italiana dei Giardini storici del 1981, la quale definisce il giardino storico come “una composizione architettonica e vegetale che dal punto di vista storico o artistico presenta un interesse pubblico. Come tale è considerato un monumento“.
Un giardino è infatti “un’opera polifunzionale e polimaterica” con una ricchezza di significati, culturali, architettonici, botanici, agronomici, estetici, sociali, ecologici, la cui conservazione è assai delicata, sia per la loro complessità che per la precarietà dei materiali di cui è composto, sottoposti all’usura, alle malattie, alle intemperie.
Esso richiede continui interventi, che devono però essere inseriti in un piano di gestione a medio e lungo termine, che tenga conto della sua duplice natura: da una parte esso si presenta infatti come un sistema in continua evoluzione, dall’altra come un bene monumentale e culturale che deve essere salvaguardato.
L’evoluzione nel tempo dei titoli di proprietà, il passaggio di molti di questi siti agli enti pubblici e il conseguente uso collettivo, hanno determinato un loro utilizzo come aree a verde pubblico, senza tenere in giusta considerazione le caratteristiche tipologiche storiche di questi impianti. In molti casi i giardini storici sono infatti gestiti in maniera poco coerente con il loro specifico significato, senza rispettarne ed evidenziarne il valore intrinseco.
L’introduzione di elementi di arredo in materiali moderni, l’apertura spontanea di nuovi sentieri dovuta all’affluenza di visitatori sempre maggiore, l’utilizzo delle aree a prato per attività sportive spontanee, l’inserimento di strutture di servizio (parcheggi, bar, servizi igienici, ..) sono solo alcune delle problematiche che affliggono i giardini storici, legate alla loro fruizione come aree pubbliche.
Occorre invece considerare il giardino nella sua complessità, verificando che le nuove funzioni alle quali essi sono chiamati ad adempiere risultino compatibili con l’impianto storico, architettonico e paesistico, al fine di evitare la perdita di identità di questi luoghi di pregio.