RETI ECOLOGICHE, PROTEZIONE DEGLI ECOSISTEMI E DELLA BIODIVERSITA’, INFRASTRUTTURE VERDI E CORRIDOI VERDI URBANI, AREE VERDI MULTIFUNZIONALI, SERVIZI ECOSISTEMICI, PROGETTAZIONE ECOLOGICA, PIANIFICAZIONE E GESTIONE DIFFERENZIATA DEL VERDE, FORMAZIONE PROFESSIONALE, COINVOLGIMENTO E PARTECIPAZIONE DELLA CITTADINANZA
Sono queste le parole chiave che dovrebbero ormai ispirare Amministrazioni pubbliche, Enti locali, professionalità e imprese che operano nel settore del verde pubblico, associazioni e cittadini che partecipano a titolo volontario a iniziative di gestione di aree verdi in ambito urbano [1].
Tuttavia, purtroppo, non è così.
Ancora oggi infatti, nonostante siano ormai numerosi gli strumenti normativi, gli studi, i pareri e le pubblicazioni di professionisti, studiosi, esperti, ricercatori scientifici e organismi riconosciuti anche a livello internazionale, contenenti evidenze, principi e linee guida a cui ispirarsi e da seguire, non vi è una piena e diffusa consapevolezza che il verde urbano rappresenti oltre che un bene pubblico collettivo, un patrimonio di inestimabile valore ambientale, sociale e economico.
Riconoscere la sua specifica identità significa riconoscere alle piante l’appartenenza al mondo degli esseri viventi e, conseguentemente, considerare il verde urbano una risorsa, da pianificare, progettare, curare e rinnovare.
Già nel 2002 l’UNASA-Unione Nazionale delle Accademie per le Scienze Applicate allo Sviluppo dell’agricoltura, alla Sicurezza Alimentare e alla Tutela Ambientale evidenziava, nelle considerazioni conclusive della Conferenza nazionale sul verde urbano, che “soprattutto in ambiente urbano la qualità della vita dipende sempre più dagli standard quantitativi e qualitativi delle aree verdi presenti e che pertanto la tutela e l’incremento del verde urbano devono essere prioritari nelle politiche e negli strumenti programmatici delle città e dei centri urbani”, che occorre dotarsi di strumenti di conoscenza come il censimento del verde e di specifiche politiche di gestione con adeguati bilanci, ponendo particolare attenzione alla formazione degli operatori del settore.
Con la legge del 14 gennaio 2013 n. 10 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, l’Italia si dota di uno strumento normativo specifico sul verde pubblico. La legge dispone l’istituzione della Giornata nazionale degli alberi il 21 novembre (Art. 1); l’obbligo per i Comuni con più di 15 mila abitanti di porre a dimora un albero per ogni neonato, di realizzare un bilancio arboreo a fine mandato (Art. 2), di censire e classificare gli alberi piantati nell’ambito del proprio territorio(Art. 4) e di promuovere iniziative locali per lo sviluppo degli spazi verdi urbani per sensibilizzare la cittadinanza (Art. 6), Detta le misure per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale (Art. 7) e stabilisce l’istituzione del Comitato per lo sviluppo del verde pubblico presso il Ministero dell’ambiente (Art. 3).
Ed è proprio al Comitato che si deve l’elaborazione delle “Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile” (MATTM, 2017) le quali trattano argomenti fondamentali quali: conoscenza, regolamentazione e progettazione del verde, componenti del patrimonio a verde (arborea, arbustiva e erbacea), gestione fitosanitaria, gestione differenziata, indicatori di qualità, comunicazione istituzionale e partecipazione pubblica.
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