IL GIARDINIERE PROFESSIONISTA

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È datata 6 Luglio 2016 la legge che vieta, di fatto, a chiunque di intervenire sul verde, sia in case private che in aree del settore della pubblica amministrazione, se non in possesso di una formazione professionale adeguata.
Si tratta della Legge 154 del 2016 “Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitivita’ dei settori agricolo e agroalimentare, nonche’ sanzioni in materia di pesca illegale” che, al punto b dell’art.12Esercizio dell’attività di manutenzione del verde”  dispone che l’attività di costruzione, sistemazione e manutenzione del verde pubblico o privato affidata a terzi può essere esercitata “da imprese agricole, artigiane, industriali o in forma cooperativa, iscritte al registro delle imprese, che abbiano conseguito un attestato di idoneità che accerti il possesso di adeguate competenze.”
Le Forze dell’Ordine, come ad esempio Carabinieri e Guardia di Finanza, potranno richiedere la regolare iscrizione all’Albo Giardinieri professionisti, a tutti i giardinieri trovati ad esercitare la professione sia in ambienti pubblici che in ambienti privati.
La normativa ha creato un grande dibattito dimostrando quanto sia difficile poter regolamentare il settore tant’è che, purtroppo, sono ancora troppi i giardinieri improvvisati e le aziende di giardinaggio non adeguate che non sono in grado di comprendere tutti gli aspetti, naturalistici, agronomici, storici, paesaggistici che il patrimonio del verde pubblico presenta.
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La carta dei giardini storici

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Risale al 1971 il primo convegno organizzato a Fontainebleau dal Comitato internazionale dei giardini e siti storici costituito dall’ICOMOS-IFLA.
Riuniti a Firenze il 21 maggio 1981, l’ICOMOS (il Consiglio internazionale dei monumenti e dei siti, associazione professionale fondata nel 1965 a Varsavia a seguito della Carta di Venezia del 1964 e che offre consulenza all’UNESCO per la conservazione e la protezione dei luoghi del patrimonio culturale in tutto il mondo) e l’ IFLA, arrivarono all’approvazione di una “Carta dei Giardini Storici”, detta appunto Carta di Firenze, che ebbe il merito di definire i giardini storici con il riconoscimento della loro natura monumentale, superando quella di semplice contorno di edifici monumentali.
La carta è stata registrata il 15 dicembre 1982 dall’ ICOMOS con l’intento di completare la “Carta di Venezia” in questo particolare ambito.

I giardini tascabili

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giardini tascabili (pocket parks) sono una tipologia di giardini pubblici che hanno come caratteristica fondamentale quella di non essere stati previsti o pianificati nel progetto originale di un disegno urbano, ma di essere stati creati successivamente sulla base dell’iniziativa di liberi cittadini, o come risultato di una scelta e di una ricognizione dell’amministrazione pubblica.
I giardini tascabili vengono realizzati all’interno di un contesto urbano già dato, andando ad occupare lotti vacanti inedificati, lotti di edifici demoliti o spazi abbandonati.
Nati a New York nel 1964 con lo scopo di riqualificare spazi abbandonati nel quartiere di Harlem, si intervenne reintegrando spazi verdi al fine di creare luoghi d’incontro per gente di tutte le età, dagli spazi per i più piccoli, ai veri e propri luoghi per adulti, provvisti di panchine, tavoli, il tutto immerso tra alberi e piante, in netto contrasto con il grigiore urbano.
A Londra, l’ex sindaco Boris Johnson, ha lanciato un piano per la realizzazione di 100 Pocket Parks all’interno del programma London’s Great Outdoors, il quale prevedeva di migliorare piazze, strade e tutti gli spazi pubblici esterni, compresi alcuni argini del Tamigi.
Pochet parks: piccoli spazi urbani e microidentità “Le politiche di pocket parks come strumenti di rigenerazione della città pubblica”, Caterina Montipò
Pocket parks: le piccole oasi urbane da coltivare
Pockhet parks-Landezine

Adriano Olivetti e la Lettera 22: francobolli celebrativi

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Il 15 dicembre 2020, nel 60° anniversario della scomparsa di Adriano Olivetti e nel 70° anniversario di produzione, Poste Italiane ha emesso (Ministero dello Sviluppo Economico) due francobolli ordinari (relativi al valore della tariffa B pari a 1,10€ per ciascun francobollo) dedicati a Adriano Olivetti e alla macchina per scrivere portatile Olivetti Lettera 22 appartenenti alla serie tematica «le Eccellenze del sistema produttivo ed economico».
Il francobollo dedicato alla macchina per scrivere portatile Olivetti Lettera 22 ha una tiratura di trecentomila esemplari. Il bozzetto è stato realizzato a cura del Centro Filatelico della Direzione Operativa dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. La vignetta riproduce un particolare di un manifesto pubblicitario d’epoca realizzato nel 1953 dal designer statunitense Paul Rand, raffigurante la celebre macchina per scrivere. L’annullo primo giorno di emissione sarà disponibile presso lo sportello filatelico dell’ufficio Postale di Ivrea.
Il francobollo dedicato ad Adriano Olivetti ha una tiratura di trecentomila esemplari. Il bozzetto è stato realizzato a cura del Centro Filatelico della Direzione Operativa dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. La vignetta riproduce un ritratto fotografico di Adriano Olivetti. L’annullo primo giorno di emissione è disponibile presso l’ufficio postale di Roma V.R.
I francobolli sono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
Per l’occasione è stata realizzata anche una cartella filatelica, a cura della Fondazione Adriano Olivetti e dell’Archivio Storico Olivetti, in formato A4 a quattro ante, contenente il francobollo singolo più la quartina di francobolli “Lettera 22”, una cartolina annullata ed affrancata e una busta primo giorno di emissione, il francobollo singolo più la quartina di francobolli “Adriano Olivetti”, la cartolina affrancata ed annullata e la busta primo giorno di emissione e il francobollo dedicato ad Olivetti nel 2008, al prezzo di 25€.
I francobolli e i prodotti filatelici correlati sono disponibili presso gli Uffici Postali con sportello filatelico, gli “Spazio Filatelia” di Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Roma 1, Torino, Trieste, Venezia, Verona e sul sito poste.it.

VERDE URBANO: OCCORRE FARE DI PIU’ E MEGLIO

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RETI ECOLOGICHE, PROTEZIONE DEGLI ECOSISTEMI E DELLA BIODIVERSITA’, INFRASTRUTTURE VERDI E CORRIDOI VERDI URBANI, AREE VERDI MULTIFUNZIONALI, SERVIZI ECOSISTEMICI, PROGETTAZIONE ECOLOGICA, PIANIFICAZIONE E GESTIONE DIFFERENZIATA DEL VERDE, FORMAZIONE PROFESSIONALE, COINVOLGIMENTO E PARTECIPAZIONE DELLA CITTADINANZA

Sono queste le parole chiave che dovrebbero ormai ispirare Amministrazioni pubbliche, Enti locali, professionalità e imprese che operano nel settore del verde pubblico, associazioni e cittadini che partecipano a titolo volontario a iniziative di gestione di aree verdi in ambito urbano [1].
Tuttavia, purtroppo, non è così.
Ancora oggi infatti, nonostante siano ormai numerosi gli strumenti normativi, gli studi, i pareri e le pubblicazioni di professionisti, studiosi, esperti, ricercatori scientifici e organismi riconosciuti anche a livello internazionale, contenenti evidenze, principi e linee guida a cui ispirarsi e da seguire, non vi è una piena e diffusa consapevolezza che il verde urbano rappresenti oltre che un bene pubblico collettivo, un patrimonio di inestimabile valore ambientale, sociale e economico.
Riconoscere la sua specifica identità significa riconoscere alle piante l’appartenenza al mondo degli esseri viventi e, conseguentemente, considerare il verde urbano una risorsa, da pianificare, progettare, curare e rinnovare.

Già nel 2002 l’UNASA-Unione Nazionale delle Accademie per le Scienze Applicate allo Sviluppo dell’agricoltura, alla Sicurezza Alimentare e alla Tutela Ambientale evidenziava, nelle considerazioni conclusive della Conferenza nazionale sul verde urbano, che “soprattutto in ambiente urbano la qualità della vita dipende sempre più dagli standard quantitativi e qualitativi delle aree verdi presenti e che pertanto la tutela e l’incremento del verde urbano devono essere prioritari nelle politiche e negli strumenti programmatici delle città e dei centri urbani”, che occorre dotarsi di strumenti di conoscenza come il censimento del verde e di specifiche politiche di gestione con adeguati bilanci, ponendo particolare attenzione alla formazione degli operatori del settore.

Con la legge del 14 gennaio 2013 n. 10 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, l’Italia si dota di uno strumento normativo specifico sul verde pubblico. La legge dispone l’istituzione della Giornata nazionale degli alberi il 21 novembre (Art. 1); l’obbligo per i Comuni con più di 15 mila abitanti di porre a dimora un albero per ogni neonato, di realizzare un bilancio arboreo a fine mandato (Art. 2), di censire e classificare gli alberi piantati nell’ambito del proprio territorio(Art. 4) e di promuovere iniziative locali per lo sviluppo degli spazi verdi urbani per sensibilizzare la cittadinanza (Art. 6), Detta le misure per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale (Art. 7) e stabilisce l’istituzione del Comitato per lo sviluppo del verde pubblico presso il Ministero dell’ambiente (Art. 3).

Ed è proprio al Comitato che si deve l’elaborazione delle “Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile” (MATTM, 2017) le quali trattano argomenti fondamentali quali: conoscenza, regolamentazione e progettazione del verde, componenti del patrimonio a verde (arborea, arbustiva e erbacea), gestione fitosanitaria gestione differenziata, indicatori di qualità, comunicazione istituzionale e partecipazione pubblica.
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Arboricoltura urbana: i volantini INDISPENSABILI della SIA

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E’ della SIA, la Società Italiana di Arboricoltura – Onlus, la meritevole iniziativa relativa alla pubblicazione degli “INDISPENSABILI”, 9 volantini che forniscono informazioni chiare e semplici sui principi base dell’arboricoltura urbana.

Creati da: International Society of Arboriculture
Versione italiana a cura di: Società Italiana di Arboricoltura – Onlus
Traduzione: Andrea Borrone e Massimo Brambilla
Adattamento del testo: Andrea Borrone, Francesco Ferrini e Fabrizio Cinelli
Progetto grafico: Paolo Valagussa
Gli Indispensabili si rivolgono a tutti coloro che vorranno promuovere le buone pratiche arboricolturali e trattano i seguenti argomenti:
01 – Scegliere un arboricoltore: “Un arboricoltore è uno specialista nella cura dell’albero. L’arboricoltore conosce le necessità di un albero ed è capace ed equipaggiato per provvedere alle necessarie cure. Alberi mal gestiti possono essere una grande responsabilità. Potare o abbattere un albero, specialmente se grande, è un lavoro pericoloso. Il lavoro sugli alberi deve essere fatto da persone preparate ed equipaggiate per lavorare in sicurezza”.
02 – Potare un albero giovane: “Una corretta potatura è essenziale per lo sviluppo di un albero forte e bello. I giovani alberi che sono correttamente potati necessiteranno, in futuro, di minori interventi correttivi”.
03 – Potare gli alberi adulti: “La potatura è uno dei più comuni interventi di cura dell’albero. Benché gli alberi in foresta crescano bene senza l’intervento dell’uomo, gli alberi in ambiente urbano richiedono un elevato livello di cura per garantirne la sicurezza e la bellezza. La potatura deve essere fatta conoscendo quale sarà la risposta dell’albero ad ogni singolo taglio. Potature mal eseguite possono causare gravi danni che minano la salute e riducono l’aspettativa di vita dell’albero”.
04 – Potatura: dove tagliare?: “Gli alberi sono capaci di “autopotatura”, dispongono infatti di meccanismi e strutture proprie in grado di isolare i rami ormai inutili, bloccando possibili invasioni di agenti patogeni provenienti dalle infezioni del legno morto”.
05 – Riconoscere gli alberi pericolosi: “Gli alberi sono una parte importante del mondo. Essi offrono una grande varietà di benefici all’ambiente e sono incredibilmente belli. A volte, però, gli alberi possono essere pericolosi. L’albero o parti di esso possono cadere e causare seri danni a persone e cose; un albero che presenta dei difetti importanti è da considerarsi pericoloso. La cura e la sicurezza dell’albero sono sempre a carico del proprietario. Questa brochure aiuta ad individuare i più comuni difetti associati agli alberi pericolosi. In ogni caso, la valutazione della propensione al cedimento di un albero è compito di un arboricoltore professionista”.
06 – Il valore degli alberi: “Tutti sanno che gli alberi e tutte le altre piante hanno un valore estetico ma pochi sanno che, oltre ad abbellire l’ambiente e il paesaggio, le piante purificano l’aria, agiscono come barriere acustiche e visive, producono ossigeno, riducono l’anidride carbonica, catturano polveri, particolati e PM10 e ci aiutano a risparmiare energia grazie al potere rinfrescante in estate ed alla protezione dai freddi venti in inverno. Pochi, tuttavia, sanno che le piante hanno anche un valore economico che può essere calcolato da professionisti competenti. La perdita di un albero o di un arbusto può corrispondere ad una perdita economica della tua proprietà oppure, se si tratta di verde pubblico, ad una perdita di valore per l’intera comunità”.
07 – La cura degli alberi: “Predisporre un programma di cure preventive per le tue piante significa tutelare nel modo più intelligente l’investimento fatto al momento della messa a dimora. Una manutenzione regolare, studiata per favorire la salute e il vigore della pianta, assicura un costante aumento di valore. Prevenire un problema è molto meno costoso, sia in termini economici, sia di tempo, che curarne uno quando si è sviluppato. Un programma di manutenzione efficace, che include ispezioni regolari e azioni supplementari di pacciamatura, concimazione e potatura può evidenziare l’insorgere dei problemi e correggerli prima che diventino dannosi o fatali. Considerando che molte specie arboree possono vivere alcuni secoli, l’adozione di queste pratiche colturali è un investimento che ripaga nell’immediato e a lungo termine”.
08 – Perchè la capitozzatura è dannosa: “La capitozzatura è la più dannosa tecnica di potatura degli alberi, eppure, nonostante più di 30 anni di letteratura e di seminari per spiegare i suoi effetti nocivi, la capitozzatura rimane una pratica comune”.
09 – Gli alberi nei cantieri edili: “Le attività che si svolgono in un cantiere edile possono essere devastanti per gli alberi interni all’area di lavoro ed anche per quelli nelle immediate vicinanze. Alcune semplici precauzioni possono salvare i tuoi alberi”.

Il progetto QUALIVIVA per pianificare, realizzare e gestire le aree verdi

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QualiViva, ossia “La qualità nella filiera florovivaistica nazionale attraverso l’utilizzo e la divulgazione delle schede varietali e di un capitolato unico di appalto per le opere a verde”, è un progetto di ricerca finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali nell’ambito di un piano d’azione teso ad aumentare e stimolare la competitività del settore florovivaistico.
Il Progetto si è articolato attraverso la “Realizzazione di schede tecniche”, la “Didattica per la prevenzione delle malattie” (attività volta a ottimizzare e
validare un protocollo di diagnosi basato sul riconoscimento del DNA per l’individuazione in
multiplex degli agenti causali di malattie complesse come i marciumi radicali e del colletto in piante ornamentali), la definizione di “Linee Guida Locali” per la scelta del materiale vegetale, il coinvolgimento delle aziende produttrici di piante verdi sensibilizzate ad agire secondo norme di tutela ambientale, per fornire gli strumenti metodologici e operativi per pianificare, progettare, realizzare e gestire le aree verdi pubbliche e private.
Sono state redatte oltre 100 Schede tecniche nelle quali sono state raccolte informazioni relative a specie arboree ornamentali pensate allo scopo di aiutare e indirizzare pianificatori e municipalità verso una progettazione funzionale del verde urbano. Nelle schede sono riportate informazioni sugli aspetti dimensionali, sulla tolleranza alle condizioni del suolo, ai patogeni e agli stress abiotici, e sulle problematiche che possono emergere dall’uso di tali specie. Per ciascuna specie si è stimata la CO2 potenzialmente stoccata, la potenzialità nella rimozione degli inquinanti e la produzione di composti organici volatili.
La definizione delle “Linee Guida Locali” ha avuto l’obiettivo di:
fornire uno strumento per la scelta del materiale vivaistico da utilizzare, inteso come scelta delle specie, in base al contesto climatico nel quale dovrebbero andare ad inserirsi (“SCELTA DEL MATERIALE VIVAISTICO IN FUNZIONE DELLA LOCALITA’ GEOGRAFICA”). Si è operata dunque una classificazione climatico-vegetazionale del territorio italiano in macroaree per caratterizzare l’area di intervento. Le specie selezionate nel progetto QualiViva sono state quindi associate alle fasce climatico-vegetazionali in base alle rispettive esigenze ecologiche e alla loro tolleranza ai differenti ambienti in quanto ad una loro possibile introduzione e coltivazione nelle diverse fasce;
classificare le specie di interesse in base alla loro ‘allergenicità’;
-fornire indicazioni generali sulle macrocaratteristiche comuni a più specie che sono favorevoli a mitigare gli effetti di uno o più inquinanti atmosferici (EFFETTO DELLE FORESTE URBANE SULLA QUALITÀ DELL’ARIA E PRINCIPALI INQUINANTI IN AMBIENTE URBANO);
-indicare cultivar di Cipresso, Olmo e Platano resistenti alle rispettive principali patologieche rappresentano tutt’oggi una importante limitazione alla coltivazione di queste specie;
-la messa a punto di un processo di certificazione volontario delle aziende e delle organizzazioni florovivaistiche e di un sistema per la “certificazione degli skill professionali” un sistema cioè di valutazione delle competenze e delle professionalità, teso a valorizzare le abilità specifiche degli addetti, in funzione delle necessità di ogni singolo appalto.
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Una eccellenza nel mondo agricolo e ambientale: la Fondazione Edmund Mach

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L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige in provincia di Trento ha una lunga storia che inizia il 12 gennaio 1874, quando la Dieta regionale tirolese di Innsbruck, che aveva acquistato il monastero sorto ad opera degli Agostiniani nel castello donato nel 1145 dai Conti di Appiano al Principe Vescovo di Trento, deliberò di attivare una scuola agraria con annessa stazione sperimentale, ognuna delle quali doveva congiuntamente cooperare alla rinascita dell’agricoltura nel Tirolo.
L’attività della nuova istituzione iniziò nell’autunno dello stesso anno, seguendo l’impostazione data da Edmund Mach, fondatore e primo direttore dell’Istituto. Egli proveniva dalla Stazione sperimentale di Klosterneuburg presso Vienna ed aveva alle sue spalle una breve ma intensa carriera di ricercatore nel campo della chimica agraria e dell’enologia. Ottimo organizzatore e innovatore, Mach ebbe un ruolo fondamentale nel delineare i principi base per l’impostazione dell’attività sia nell’ambito scolastico che in quello sperimentale. A Mach si deve il merito di aver intelligentemente intuito che ricerca e didattica non devono procedere separatamente ma devono invece costituire un binomio indissolubile dal quale trarre le premesse per la crescita del settore.
Dal 2008 l’Istituto agrario è stato trasformato in una Fondazione che svolge attività di ricerca scientifica, istruzione e formazione, sperimentazione, consulenza e servizio alle imprese, nei settori agricoloagroalimentare e ambientale.
Le attività partono dal presupposto che “nel futuro è necessario che la produzione di derrate agricole aumenti significativamente” e che pertanto sia necessario ricercare soluzioni atte a assicurare “sicurezza e salubrità alimentare in condizioni di sostenibilità ambientale ed economica”.
La sua missione si realizza dunque attraverso:
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Come cambia l’arboricoltura urbana

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Un interessante articolo (a cura di Alessio Fini, Disaa, Università di Milano, Massimiliano Tattini, Ipsp, Cnr, Francesco Ferrini, Dagri, Univeristà di Firenze) apparso sul numero 5/20 della rivista ACER, richiama l’attenzione sui cambiamenti che hanno interessato l’arboricoltura urbana negli ultimi 40 anni e sulla necessità di acquisire conoscenze basate su evidenze scientifiche per operare a ragion veduta la scelta delle specie più adatte da utilizzare negli interventi di impianto e reimpianto degli alberi in ambito urbano.
Il concetto spesso richiamato nella progettazione del verde in ambito urbano “la specie giusta al posto giusto” infatti fa i conti oggi con l’opportunità di diversificare la composizione del patrimonio arboreo per far fronte ai cambiamenti delle condizioni climatiche e alla necessità di difendersi dalla diffusione di agenti patogeni.
Ciò è reso possibile dall’aumento della diversità di generi e specie arboree disponibili presso i vivai rispetto a quanto si poteva riscontrare fino agli anni ’80.
Ai dieci generi prevalentemente utilizzati (Acer, Carpinus, Aesculus, Fraxinus, Fagus, Populus, Platanus, Salix, Tilia, Ulmus) si sono infatti aggiunte numerose altre cultivar di alberate, che consentono di scegliere tra più di 750 cultivar appartenenti a oltre 60 generi.
Gli autori raccomandano dunque di non sprecare questa diversità e di adottare accorgimenti progettuali (realizzazione di buche di impianto ampie e profonde, decompattazione del terreno per favorire l’areazione, aumento dell’APA per favorire l’infiltrazione delle piogge, irrigazione nelle prime fasi di impianto) in modo da favorire le capacità delle specie a resistere a determinate condizioni ambientali, quali ad esempio quelle dettate dalla carenza di acqua.
L’articolo illustra infatti i risultati di uno studio effettuato nel 2019 per valutare la risposta del Celtis australis, il bagolaro, spesso impiegato nelle città, agli stress idrici.

Riforestazione urbana: una opportunità anche per la città di Roma

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In attuazione del D. M. del 9 ottobre 2020 “Modalita’ per la progettazione degli interventi di riforestazione di cui all’articolo 4 del decreto-legge 14 ottobre 2019, n. 111” il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha pubblicato, il 13 novembre u. s., l’ AVVISO PUBBLICO PER IL PROGRAMMA DI PROGETTAZIONE DELLE AZIONI DI RIFORESTAZIONE URBANA NELL’AMBITO DELLE CITTA’ METROPOLITANE DI CUI ALL’ART. 4, COMMI 1, 2 e 3 DEL DECRETO-LEGGE 14 OTTOBRE 2019, N. 111,CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA LEGGE 12 DICEMBRE 2019, N. 141 (“Misure urgenti per la definizione di una politica strategica nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualita’ dell’aria”).
L’Avviso stabilisce che:
1. “per il finanziamento del programma, che ha ad oggetto la messa a dimora di alberi, ivi compresi gli impianti arborei da legno di ciclo medio e lungo, il reimpianto e la selvicoltura ovvero la creazione di foreste urbane e periurbane, nonché la manutenzione successiva all’impianto, sono stanziati euro 15 milioni per ciascuno degli anni 2020 e 2021;
2. Le risorse sono destinate alle Città metropolitane che presentano, fino ad un
massimo di cinque proposte progettuali, proprie e/o ricevute da terzi per il proprio territorio, e che prevedono ciascuna costi complessivi non superiori a € 500.000 (iva inclusa).
3. Ciascuna città metropolitana redige o seleziona i progetti tenendo conto, oltre che dei requisiti di ammissibilità di cui all’art. 3 del D. M. del 9 ottobre 2020, in particolare, della valenza ambientale e sociale dei medesimi, del livello di riqualificazione e di fruibilità dell’area oggetto dell’intervento, dei livelli di qualità dell’aria e della localizzazione nelle zone oggetto delle procedure di infrazione comunitaria n. 2014/2147 del 10 luglio 2014 e n. 2015/2043 del 28 maggio 2015. Ai fini della localizzazione degli interventi, sono considerati ambiti di attuazione preferenziale i territori delle città metropolitane ricompresi nelle suddette zone interessate dalle procedure di infrazione.
4. A tal fine le Città metropolitane presentano apposita domanda, ai sensi dell’art. 2, comma 7, del D.M. del 9 ottobre 2020, firmata digitalmente, entro le ore 24,00 dell’11 marzo 2021 di cui al D. M. 9 ottobre 2020 “Modalita’ per la progettazione degli interventi di riforestazione di cui all’articolo 4 del decreto-legge 14 ottobre 2019, n. 111, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 dicembre 2019, n. 141 (G.U. dell’11 novembre 2020, S.G. n. 281).”
Secondo il D. M. del 9 ottobre 2020 ” i progetti devono perseguire i seguenti tre principali obiettivi della Strategia nazionale del verde urbano: a) tutelare la biodiversita‘ per garantire la piena funzionalita’ degli ecosistemi; b) aumentare la superficie e migliorare la funzionalita’ ecosistemica delle infrastrutture verdi a scala territoriale e del verde costruito; c) migliorare la salute e il benessere dei cittadini.”