Genova, Rubens, Adelaide Ristori e Luzzati

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Inizio del nuovo anno a Genova con la visita della città, di Casa Luzzati, della mostra della fotografa Sabine Weiss, di quella su Adelaide Ristori e dei Palazzi dei Rolli, dove si svolgono una serie di esposizioni legate all’iniziativa Rubens a Genova, nata in occasione del quarto centenario della pubblicazione ad Anversa del celebre volume di Pieter Paul Rubens, Palazzi di Genova (1622) dedicato a Carlo Grimaldi, che contiene le illustrazioni di 12 edifici denominati con le lettere da A a K e rappresentati in 72 tavole.
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A Nervi la straordinaria collezione di Mitchell Wolfson jr

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Uno dei Musei più interessanti di Nervi è il Museo Wolfsoniana, inaugurato nel 2005, la cui collezione permanente è focalizzata principalmente sulle arti decorative e di propaganda del periodo 1880 – 1945, dall’Art Nouveau al Déco, dal Novecento al Razionalismo.
Il Museo raccoglie una straordinaria varietà di materiali (dipinti, sculture, mobili, arredi completi, vetri, ceramiche, ferri battuti, argenti, tessuti, progetti di architettura, grafica, manifesti e materiali pubblicitari, bozzetti e disegni, libri e riviste, oggetti d’uso quotidiano e design industriale) provenienti principalmente dalla donazione di Mitchell Wolfson Jr., uomo d’affari e mecenate americano, che inizia la carriera diplomatica a Torino e viene poi trasferito al Consolato statunitense a Genova.
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Porto Venere e la nave Exodus

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28 Dicembre 2023
La seconda tappa del mio soggiorno ligure è Porto Venere. Posta nell’omonimo Parco Naturale Regionale, che si estende per circa 400 ha racchiudendo il promontorio, le isole Palmaria, Tino e Tinetto e l’Area di Tutela Marina nel Golfo della Spezia Porto Venere, antico scalo fin dalle epoche romana e poi bizantina, viene cinta da mura dai genovesi tra il 1113 e il 1161 e muta il suo aspetto da castrum a borgo fortificato.
Alla fine della seconda guerra mondiale, quando il Golfo della Spezia divenne base di partenza degli scampati ai lager nazisti per raggiungere la “Terra promessa”, diviene testimone degli avvenimenti poi narrati nel libro di Ada Sereni “I clandestini del mare”.
Nella notte tra il 7 e l’8 maggio 1947 la nave Trade Winds/Tikva, allestita in Portogallo, imbarcò 1.414 profughi a Porto Venere; nelle stesse ore era giunta nelle acque del Golfo della Spezia, proveniente da Marsiglia, la nave President Warfield. Essa venne ristrutturata nel cantiere dell’Olivo a Porto Venere per la più grande impresa dell’emigrazione ebraica: trasportare 4.515 profughi, stivati su quattro piani di cuccette, dall’altra parte del Mediterraneo. L’imbarcazione divenne un simbolo del sostegno e dell’accoglienza ai profughi ebrei, prese il nome di Exodus, raggiunse le coste della Palestina, venne attaccata dagli Inglesi che impedirono ai profughi lo sbarco, ma avviò la nascita dello Stato di Israele.
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La Spezia, porta di Sion

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26 dicembre 2022
Ancora un breve soggiorno in Liguria, motivato dalle feste natalizie, dalla voglia di vedere cari amici  a cui sono molto legata, dalla curiosità di conoscere e dall’interesse per luoghi, musei, mostre d’arte.
La Spezia è la prima tappa del mio soggiorno. Borgo fortificato fino al XVIII secolo, circondato da bastioni, dal Castello di San Giorgio, sede del Museo Civico Archeologico “Ubaldo Formentini”, e dalle mure seicentesche, subisce grandi cambiamenti a partire dal 1862 con la costruzione dell’Arsenale e, successivamente, a seguito dei pesanti bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Conosciuta come la “porta di Sion” poichè alla fine della seconda guerra mondiale dal golfo spezzino (noto come il Golfo dei poeti) si mossero le navi La Fede, La Fenice e la Exodus che portarono clandestinamente gli ebrei scampati ai lager nazisti e diretti in Palestina, cosi come raccontato nel libro di Ada Sereni “I clandestini del mare”,  è una città che vale veramente la pena di visitare, anche per la presenza di edifici costruiti con molteplici stili, dal medioevo ai giorni nostri.
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Torino, Venaria, Stupinigi e Ivrea: mostre, musei, gianduiotti e tramezzini!

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17-21 febbraio 2022
“Noi crediamo profondamente alla virtù rivoluzionaria della cultura che da all’uomo il suo vero potere e la sua vera espressione”, Adriano Olivetti
Un breve ma intenso soggiorno: attirata dalla mostra dedicata a Giovanni Fattori a Torino e dalla voglia di rivedere amici di antica data, legati da esperienze fatte ormai tanti anni fa ma mai dimenticate e che con affetto mi hanno accompagnato nella visita della città (e non solo).
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Plants of the Bible

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Over 100 kinds of plants are mentioned directly or indirectly in the New and Old Testaments of the Bible.
The Land of Canaan is the country of origin of the “Seven Species”: wheat, barley, vine, fig, pomegranate, olive and date.
Wheat (Triticum durum). For the Lord your God is bringing you into a good land, a land of brooks of water, of fountains and spring, flowing forth in valleys and hills, a land of wheat and barley, of vine and fig trees and pomegranates, a land of olive trees and honey (Deuteronomy 8:7-8).
Pomegranate (Punica granatum). And the came to the Valley of Eschol, and cut down from there a branch with a single cluster of grapes, and they carried it on a pole between two of them; they brought also some pomegranates and figs (Numers 13:23).
Olive (Olea europea). The trees once went forth to anoint a king over them; and they said to the olive tree, “Reign over us”. But the olive tree said to them, “Shall I leave my fatness, by which gods and men are honoured, and go to sway over the trees?” (Judges 9:8-9).
Date (Phoenix dactylifera). The righteous flourish like the palm tree, and grow like a cedar in Lebanon. They are planted in the house of the Lord, they flourish in the courts of our God. They still bring forth fruit in old age, they are ever full of sap and green (Psalms 92:12-14).
Fig (Ficus carica). For behold, the winter is past; the rain is over and gone.The flowers appear on the earth, the time of singing has come, and the voice of the turtledove is heard in our land.The fig tree ripens its figs, and the vines are in blossom; they give forth fragrance (Song of Solomon 2:11-13).
Vine (Vitis vinifera). Beholds, the days are coming, says the Lord, when the plowman shell overtake the reaper and the traeders of grapes him who sows the seeds; the mountains shell drip sweets wine, and all the hills shall flow with it (Amos 9:13).
Barley (Hordeum vulgare). So Naomi returned, and Ruth the Moabites her daughter-in-law with her, who returned from the country of Moab. And they came to Bethlehem at the beginning of barley harvest (Ruth 1:22).

Fonte “Beautiful Plants of the Bible”, David Darom.

 

Parchi urbani e reti verdi: alcune esperienze estere

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Edifici artistici e monumentali, attrezzature per la sosta, per il gioco e per le attività sportive, infrastrutture per l’accessibilità ai portatori di handicap, per l’informazione naturalistica e per i servizi (igienici, di illuminazione, per la raccolta dei rifiuti), scelta degli elementi vegetali in base a criteri ecologici e di adattamento all’ambiente (diffusione nell’ambiente, capacità di adattamento climatico), alle caratteristiche morfologiche e fisiologiche delle piante (quali rusticità, solidità delle ramificazioni, assenza di nocività, non asportabilità, facilità di manutenzione, capacità di contrastare l’inquinamento e il rumore), criteri estetici e paesaggistici (accostamenti di colori, sistemazioni a verde di tipo informale, ricostruzione di ambienti naturali): sono questi gli elementi di cui si compongono i progetti di importanti e suggestivi parchi urbani realizzati in alcune città europee.

Creato all’inizio degli anni ’80 come parco paesaggistico del XX secolo, l’Irchelpark   rappresenta il parco moderno più grande della Svizzera con circa 32 ettari. Di proprietà del Canton di Zurigo come campus universitario, è accessibile alla popolazione (la normativa ha stabilito che 15 ettari debbano essere destinati a verde accessibile al pubblico) e ai membri dell’Università.

Protetto dalle emissioni delle infrastrutture viarie ad alta frequentazione da rilievi collinari di grandi dimensioni, che ne movimentano la topografia, è stato progettato per ottenere risultati di valore paesaggistico e ambientale, utlizzando materiali da costruzione naturali e creando aree prative a carattere naturalistico, corsi d’acqua, laghi artificiali e corridoi verdi che separano gli edifici universitari.
Il processo di realizzazione del parco è stato lungo e complesso ed è durato dal 1979 al 1986.La città ha partecipato finanziariamente alla progettazione delle infrastrutture ludiche e ricreative e ha gestito il processo di partecipazione e di fruizione, che è avvenuto in fasi successive.
A Barcellona trova un posto di rilievo Parco Guell, progettato dall’architetto Antoni Gaudí  a carico dell’impresario Eusebi Güell e inaugurato come parco pubblico nel 1926.
Il Parco è diviso in due grandi zone, la zona monumentale che si estende per 12 ettari (pari al 7,9% dell’area totale) ed è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità e la zona forestale, situata adiacente alla zona monumentale, che occupa altri 8 ettari. I visitatori possono accedere a tutto il Parco Güell.
Nell’ottobre 2013, il Consiglio Comunale di Barcellona ha attuato una nuova politica di regolamentazione per conservare la zona culturale. L’accesso alla Zona Monumentale è dunque ora limitato. L’acquisto di un biglietto permette ai visitatori di accedere a questa zona e il denaro raccolto viene reinvestito nel parco, sotto forma di vari progetti che aiutano a migliorare e rinnovare aree verdi, punti di vista, sentieri e aree di gioco. Il resto del parco è accessibile gratuitamente.

Park Guell regole

La regolamentazione si è resa necessaria  perché l’enorme afflusso di turisti che visitano il Parco Guell stava mettendo a dura prova lo stato del parco impedendo anche la conservazione del patrimonio culturale (Park Guell, che era stato progettato originariamente come uno sviluppo residenziale per 60 case, non è mai stato pensato per gestire 9 milioni di visitatori all’anno).
Il Regolamento si è posto dunque due obiettivi:
-proteggere, studiare e promuovere l’opera di Gaudí, come stabilito nei requisiti dell’UNESCO e offrire un’esperienza di visita di alta qualità;
-rendere più facile la gestione delle aree verdi, permettere che il parco rimanga un parco urbano, uno spazio per la comunità e anche un luogo per creare ricordi individuali e collettivi.

E’ invece una “svolta green” quella che Stoccarda ha compiuto per affrontare e risolvere i problemi urbanistici, ambientali e sociali che la città si è trovata ad affrontare a partire dagli anni ottanta quai la distruzione della struttura urbana come conseguenza della seconda guerra mondiale, l’inserimento della rete viaria, l’inquinamento da traffico automobilistico, l’allontamento degli abitanti dal centro cittadino.

La municipalità, una delle prime a introdurre la raccolta differenziata dei rifiuti domestici e a rendere obbligatorio il “rinverdimento” dei tetti, diede il via a una politica ambientale strutturata, riassumibile in sei azioni integrate le une alle altre:
-realizzazione di un sistema di trasporto pubblico integrato
-realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili
-creazione di zone pedonali dotate di alberature, aree di sosta e parcheggi di scambio
-realizzazione di 200 ettari di parco, l’“U verde”, un ampio percorso ciclo-pedonale, affiancato dalla U-Bahn, ricco di specchi d’ acqua, punti di ristoro, centri di aggregazione e lunghe file di alberi ad alto fusto, che si sviluppa per 8 km dal centro alla periferia
-adozione di regolamenti edilizi e politiche finalizzate a incentivare la costruzione di edifici ad alto risparmio energetico con soluzioni innovative per contrastare l‘inquinamento atmosferico e acustico
-erogazione di prestiti ad interesse zero ai comuni interessati per progetti in cui si ha un risparmio in forma di riduzione dei costi di esercizio e restituzione delle somme corrispondenti fino a coprire i costi degli impianti.
Nel 1996 a nord-est di Stoccarda, in una zona precedentemente occupata da installazioni militari americane dismesse, è stato costruito un nuovo quartiere residenziale con differenti tipologie abitative per soddisfare le diverse esigenze, basato su criteri di sostenibilità, nel quale sono stati installati 1750 mq di pannelli solari termici e si è imposto l’obbligo di osservare gli standard per gli edifici a basso consumo energetico. E’ stato costruito un impianto alimentato a gas naturale per la produzione di calore, i tetti delle abitazioni sono “verdi”, i parcheggi a fondo erboso e sono previsti un numero di alberi per lotto. E’ stato imposto un limite di velocità di 30 km/h e oltre le abitazioni sono state costruite una scuola, un asilo, un palazzetto per lo sport e strutture per il tempo libero.
(Fonte: Le città “smart”: Stoccarda, da città industriale a modello ecologico – Le sei azioni di una politica ambientale vincente, on

Sheffield: il progetto “Grey to Green”

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La rivista ACER IL VERDE EDITORIALE (n. 4/22) ci propone, in un articolo di Raffaele Orrù, una interessante esperienza che la città di Sheffield affronta in maniera sperimentale dal 2014 in tema di verde urbano, proponendo soluzioni al passo con le nuove esigenze ambientali, sociali, estetico-paesaggistiche e economiche sorte  in questi ultimi anni. Ai nuovi obiettivi che si vanno definendo occorre infatti rispondere con strategie e soluzioni tecniche innovative, in grado di “razionalizzare l’uso delle risorse impiegate e massimizzare i benefici prodotti”. Ed è cosi che nasce il progetto “Grey to Green” (dal grigio al verde) che pone al centro la componente vegetale e che “porta colore e sostenibilità nel cuore della città…offre rifugio e calma nell’ambiente urbano e ha trasformato un’area asfaltata in uno spazio pubblico dedicato al verde e che incoraggia la mobilità lenta”. Gli interventi puntano a reimpermeabilizzare il terreno, utilizzare differenti tipologie di comunità vegetali composte da 30 specie diverse, creare aree di sosta piacevoli, in un contesto di qualità dal punto di vista, funzionale, estetico e paesaggistico.
Il progetto si caratterizza dunque per un approccio naturalistico, basato su un uso consapevole delle piante, in grado di offrire benefici in termini ambientali (regimazione delle acque meteoriche, mitigazione del calore, creazione di habitat per l’entomofauna), socialieconomici (riduzione degli interventi di manutenzione).
La soluzione realizzata presenta tuttavia alcuni aspetti di complessità: necessità di attività di sperimentazione, studio e ricerca, è più difficile da progettare e da rappresentare alla committenza, richiede una manutenzione specializzata, offre risultati meno controllabili anche dal punto di vista dell’immagine finale che potrebbe apparire, agli occhi dell’opinione pubblica, disordinata e poco attrativa.
Tali limiti rappresentano però degli ostacoli più di tipo organizzativo e culturale, da affrontare con campagne di educazione e di sensibilizzazione, accompagnate da una buona dose di volontà!